Mileva Maric ed i tanti segreti custoditi negli archivi

Ottobre 6, 2024 Studi scientifici

Fu infatti inevitabile che la teoria della relatività e i risvolti della scoperta dell’energia nucleare venissero strumentalizzati dalle forze che si preparavano alla seconda guerra mondiale.

Veronica Baker


Mileva Maric ed i tanti segreti custoditi negli archivi

La storia di Mileva Maric, scienziata serba e prima moglie di Albert Einstein, è avvolta da un grande mistero, tanto che non è ancora stato possibile capire quanto Mileva abbia influito sul lavoro scientifico di Einstein e sulla stessa teoria della relatività.

Sono stati tanti gli studiosi e gli intellettuali che hanno custodito e salvato i documenti che dimostrano la sua esistenza e il suo contributo alla comunità scientifica, mentre l’indifferenza dei politici ha causato il suo lento logorio.


Mileva Maric: il suo segreto resta negli archivi
Allora, l’epoca in cui Mileva e Einstein vivevano, non concedeva spazio alle donne presso i circoli accademici e intellettuali…

Se da un lato gli Stati Uniti possono vantare il “merito” di aver creato importanti marchi di mega corporation come McDonald’s o Coca Cola, famosi in tutto il mondo al pari di grandissime scoperte intellettuali, dall’altro la Serbia elogia la memoria di grandissime menti come Nikola Tesla o Mileva Maric, ricordati solo dalle esposizioni dei musei con pochi visitatori.

In particolare, la storia di Mileva Maric, scienziata serba e moglie di Albert Einstein, è avvolta da un grande mistero : non è ancora stato possibile capire quanto Mileva abbia influito sul lavoro scientifico di Einstein e sulla stessa teoria della relatività.

Dopo il divorzio con Mileva Maric, Einstein sembrava volesse nascondere tutte le prove che lo ricollegavano a lei, tanto che sono stati conservati solo pochi documenti della loro vita insieme.

Forse proprio per non sminuire il mito del genio di Einstein, rivelando che dietro alle sue scoperte vi è stato il duro lavoro della moglie, il contributo di Mileva Maric è caduto nell’oblio.

All’epoca in cui Mileva e Einstein vivevano, le donne non avevano accesso ai circoli accademici e intellettuali.

Per questo motivo, Mileva Maric non poté studiare all’università di Belgrado e si iscrisse al Politecnico scientifico di Zurigo (ETH) per studiare medicina. In seguito, decise di iscriversi alla facoltà di fisica e matematica, diventando una delle quattro donne al mondo che si occupavano di tali studi.

L’incontro con Einstein e il loro amore portò alla nascita della prima figlia, Liza, e al successivo matrimonio nel 1902, con altri due figli, Eduard e Hans Albert. Questi eventi portarono a profondi cambiamenti nella sua vita privata e professionale, e le crearono le condizioni per diventare una scienziata d’eccellenza, come previsto dai suoi professori.

Tuttavia, dedicò la sua vita alla famiglia e al lavoro del marito, che decise di separarsi nel 1919.

Dopo questa traumatica decisione, Mileva Maric si allontanò dai riflettori e la gente l’ha presto dimenticata; chi la ricordava solo come “moglie di Einstein” e non come scienziata, infatti, dopo il divorzio, ha finito per dimenticare completamente il suo nome.

Per molti anni non si conosceva il luogo in cui era stata sepolta, fin quando, il 23 giugno 2004, la sua tomba è stata ritrovata al cimitero Nordhaim di Zurigo, grazie all’impegno del pittore Petar Stojanovic, fondatore del Centro memoriale di Nikola Tesla di Sent Galen.

Questo ritrovamento testimonia ancora una volta che sono state le persone, senza il supporto degli Stati che antepongono i propri interessi politici al patrimonio intellettuale, a conservare la memoria di una donna di grande importanza intellettuale.

Il pittore Petar Stojanovic, nato in Austria da genitori serbi, si interessa da tempo alla vita e al lavoro di Mileva Maric-Einstein, al punto da trasferirsi a Zurigo per poter fare delle ricerche direttamente sul campo.

Il mio trasferimento dall’Austria alla Svizzera, mi ha aiutato a trovare numerosi documenti relativi alla vita di Mileva Maric.

Così ho incontrato la dottoressa Ana Pia Mansen, direttrice dell’ Archivio di Zurigo, che mi ha aiutato nella mia ricerca per scoprire se Mileva sia stata sepolta a Zurigo il 4 agosto del 1948”.

Come Petar Stojanovic, anche lo scrittore Dorde Krstic, autore del libro “Mileva e Albert Einstein – amore e lavoro scientifico insieme“ (Mileva & Albert Einstein: Love and Joint Scientific Work), che da anni vive in Slovenia, è spinto dall’entusiasmo di salvare questo pezzo importante della storia della scienza, anche se dovrebbe essere un compito dello Stato.

So che la casa della famiglia Maric a Novi Sad è in pessime condizioni, perché è stata costruita nel 1907 e fino ad oggi non è mai stata restaurata.

Sono in contatto con il direttore del Museo della città, Milan Paroski, al quale fornisco tutta la documentazione di Mileva in mio possesso. Ritengo che tutti abbiano sbagliato nei confronti di Mileva, che oggi merita almeno un riconoscimento da parte della sua città, Novi Sad”.

Mileva Maric: il suo segreto resta negli archivi
Anche la professoressa Milentijevic ritiene che il lavoro di Einstein sia stato “ricamato” anche grazie al duro lavoro della moglie Mileva Maric…

Infatti, fra poco tempo ricorrerà l’anniversario dei 60 anni dalla sua morte, ma la casa in cui visse con i genitori, in via Kisacka 20 a Novi Sad, non è ancora stata ricostruita per diventare un monumento storico.

Da molti anni, con la scusa dei “non chiari rapporti legali e di proprietà” e dei lunghi tempi della burocrazia, la casa dei genitori di Mileva è lasciata in stato di abbandono, sotto il logoramento del tempo, dell’ignoranza e della negligenza dei politici.

Il successore legale dell’abitazione è il nipote di Einstein, Bernard Cesar Einstein, il quale l’ha regalata alla città di Novi Sad, autorizzando l’amico di famiglia Dorde Krstic a trasformare la casa dei familiari di Mileva in un “museo” dedicato a Mileva Maric e Albert Einstein.

Novi Sad avrà così, in esclusiva, un museo in cui sarà possibile scoprire la vita di Mileva Maric”, ha dichiarato Krstic in un’intervista, aggiungendo che verranno esposti circa cinquanta documenti e prove, a testimonianza della vita in comune della coppia Maric-Einstein.

Krstic, da oltre 50 anni, indaga e raccoglie testimonianze e documenti sulla vita di Mileva; in questo grande lavoro è stato aiutato dal figlio Hans, che ha vissuto in America come professore universitario fino al 2001, anno della sua morte.

I documenti relativi all’appartamento di Zurigo di Mileva, invece, sono misteriosamente scomparsi e in tutte le biografie mancano i dati che per anni sono stati conservati segretamente nell’archivio di Einstein a Gerusalemme.

Questi sono stati portati alla luce solo nel 1987, a seguito di una protesta della comunità scientifica, anche se non sono stati rivelati tutti i documenti.

Radmila Milentijevic, professoressa di storia europea presso l’Università di New York, è stata tra i pochi fortunati a poter consultare quell’archivio, chiuso al pubblico dallo Stato di Israele per oltre 30 anni.

“Einstein era un ebreo tedesco, un fisico e uno scienziato insignito del Premio Nobel, considerato in Israele un’icona”.

La professoressa serba spiega di essere riuscita a visionare i documenti per 20 giorni, trovando moltissime informazioni che riporterà nel suo prossimo libro, prima in lingua inglese e poi nella lingua madre di Mileva, il serbo.

Anche la professoressa Milentijevic ritiene che il lavoro di Einstein sia stato “ricamato” anche grazie al duro lavoro della moglie e che il suo contributo alla teoria della relatività e ad altre scoperte di Einstein sia stato enorme, ma dimenticato per anni.

In particolare Radmila Milentijevic afferma che l’ambizioso fisico si sia impossessato del lavoro di Mileva e che, in seguito, abbia utilizzato i soldi ottenuti con il premio Nobel per aiutare lei e i suoi figli, rimasti ad abitare nell’appartamento di Zurigo.

Mentre tutto ciò che appartiene a Einstein è conservato come “icona”, come una delle sue lettere all’asta per 8.000 sterline, tutto ciò che apparteneva e può ricondurre a Mileva Maric sarebbe stato perso o dimenticato senza il lavoro di poche persone che hanno contribuito a custodirlo e tramandarlo.

Solo negli ultimi anni la città di Novi Sad ha capito quanto prezioso sia stato il lavoro di Mileva Maric, decidendo di aprire un museo a lei dedicato e un premio presso l’Università di Novi Sad. Una volta risolti i problemi connessi alla proprietà della casa dei familiari di Maric, potrà anche iniziare la sua ricostruzione e l’apertura del museo.

È curioso però notare che i serbi spesso dimenticano che la loro cultura è un patrimonio intellettuale mondiale, non apprezzano la scienza, limitano il sistema educativo e umiliano chi vi lavora; la stessa istruzione sta diventando una “fabbrica di umanoidi”.

Nessuno dovrebbe meravigliarsi se, assieme a Tesla, Maric, Pupin e gli altri nomi spesso dimenticati, anche lo stesso popolo serbo e la sua intera cultura cadessero nel dimenticatoio.

La Teoria della Relatività e Mileva Maric

Secondo molti scienziati, la vastità della teoria e del modello matematico alla base della teoria della relatività lascia supporre che vi sia un lavoro molto più complesso dietro, con la partecipazione di altre persone.

Anche oggi, con l’aiuto dei supercomputer, è difficile immaginare che un solo scienziato possa produrre un lavoro così perfetto su temi così ampi e diversi in un solo anno.

Gli scettici si sono sempre chiesti come Einstein abbia fatto a elaborare quel lavoro senza l’ausilio di calcolatori, continuando a lavorare a tempo pieno.
In realtà, la relatività e l’energia nucleare non sarebbero state scoperte senza l’intuizione di Mileva Maric, che diede all’intera struttura teorica una sistematicità e una perfezione logica.

Recenti documenti hanno portato alla luce una diretta testimonianza in cui Mileva Maric rivela a un amico serbo :

Abbiamo terminato un importante lavoro che renderà mio marito lo scienziato più famoso del mondo“.

Anche in molte lettere della sua corrispondenza privata, Einstein usa spesso le espressioni “nostro” e “noi” quando parla di tematiche scientifiche a cui stava lavorando, il che dimostra che la coppia stava collaborando alla formulazione di qualche teoria.

Una testimonianza autorevole su questa disputa proviene dal fisico sovietico Abraham Joffe, un membro rispettato dell’Accademia sovietica che aveva accesso ai manoscritti originali del 1905.

Mileva Maric
La denominazione Einstein-Marity apparve tra l’altro solo sui documenti ufficiali consultati dalle accademie…

Joffe testimoniò di aver visto i documenti relativi allo sviluppo della teoria della relatività firmati con il nome Einstein-Marity (Maric, traduzione del nome Maric dal diritto svizzero).

La questione è stata a lungo discussa, in quanto la storia tramandata nega l’esistenza di questa firma attribuendone la paternità totale a Einstein, ma il ritrovamento di alcuni documenti dimostrerebbe che lo scienziato e la prima moglie serba siano stati coautori.

La denominazione Einstein-Marity apparve solo sui documenti ufficiali consultati dalle accademie, considerando che non era costume indicare i due cognomi affiancati, eccetto nel caso della donna, che usava accostare il cognome da nubile a quello del marito.

Tra l’altro, lo stesso certificato di morte di Mileva Maric cita esplicitamente “Einstein-Marity”.

Sulla base di tale osservazione, alcuni hanno addirittura ipotizzato che parte della teoria sia stata presentata solo dalla Maric.

A conferma di questa strana “compartecipazione” vi è anche il fatto che Albert Einstein non ha ricevuto il Premio Nobel per la Teoria della Relatività, bensì “per i suoi contributi alla fisica teorica, in particolare per la scoperta della legge dell’effetto fotoelettrico”.

Come si può notare, la relatività non compare esplicitamente nella motivazione, ma viene solo sottintesa, considerando che le successive teorie sono una logica deduzione della prima.

Gli aspetti più oscuri del loro rapporto non si esauriscono qui, considerando che, all’indomani del loro divorzio che diede poi origine al secondo matrimonio con Elsa, Einstein acconsentì subito al pagamento degli alimenti e di ingenti somme di denaro.

Somme che, secondo le stesse fonti, potrebbero essere ricondotte ai presunti compensi per le teorie scoperte insieme.

Vi è inoltre una strana contraddizione nelle parole di Einstein, il quale, nella sua corrispondenza, denigrava spesso sua moglie e si rivolgeva a lei con indifferenza.

Ben presto, infatti, dopo il successo dello scienziato, cominciarono a emergere delle profonde divisioni, riconducibili anche alla mancata condivisione degli scopi “militari” a cui erano destinate le scoperte di Einstein.

Nonostante la sua campagna pacifista, la teoria della relatività e i risvolti della scoperta dell’energia nucleare furono inevitabilmente strumentalizzati dalle forze che si preparavano alla seconda guerra mondiale.


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