Non praevalebunt

Dicembre 26, 2024 Memorie dal sottoscala

Portae inferi non praevalebunt.

Veronica Baker


Non praevalebunt

Non praevalebunt
Non praevalebunt. Solo in questo modo a mio avviso si può comprende davvero il significato della parola libertà…

Aver vissuto una situazione come la mia mi ha insegnato molto, soprattutto a resistere alle discriminazioni dei soliti noti.

Questo mi ha reso molto più facile resistere alle angherie dei vari governi degli ultimi anni, che al confronto sono state una passeggiata.

D’altra parte, ogni cosa che non ci uccide ci rende più forti.

Per questo motivo, sapere di rappresentare tutto quello per cui si viene considerate indegne, oggetto di critica, se non addirittura “disgustose”, al punto tale che guardarmi fa sentire tutti un po’ ripuliti (sia dentro che fuori), è proprio quello che ogni persona dovrebbe provare almeno una volta nella vita.

Naturalmente, questo non implica covare sentimenti di odio nei confronti di chi ci ha rivolto tutti questi epiteti poco piacevoli.

Solo in questo modo, a mio avviso, si può comprendere davvero il significato della parola libertà.

D’altra parte, una volta che tutti sanno “chi sei”, non hai più nemmeno il dovere di mantenere, spesso con comportamenti al limite dell’ipocrisia, alcuna “rendita di posizione acquisita”.

Non devi più adeguarti agli altri per poterti sentire in qualche modo parte del loro “gruppo”.
In poche parole, non devi più fingere, né obbedire, né temere ricatti o “sputtanamenti” di alcun tipo.

D’altra parte, cosa c’è di più ignobile di me ?
Secondo alcuni, non esiste niente di più deplorevole.

Tuttavia, maschilisti, perbenisti, bigotti, razzisti e integralisti di ogni genere non hanno mai potuto farmi realmente nulla.
Nel tempo ho imparato a costruire tutte le difese necessarie per respingere i loro attacchi.

Solo in questo modo ho potuto guardare dritta negli occhi gli altri senza mai abbassare la testa e, soprattutto, senza avere paura di essere ferita.
Una persona come me è come chi ha perso tutto : è libera perché non ha più nulla da perdere.

In un contesto culturale basato esclusivamente sul politically correct, in cui chi è “diverso” viene descritto come rigetto divino, errore della natura, immorale e disgustoso, è possibile usare finalmente le nostre parole per creare uno spazio di verità in grado di abbattere i recinti, le diffidenze, le discriminazioni e soprattutto l’odio sociale.

L’ammissione di ciò che si è, infatti, contribuisce a sviluppare gli anticorpi necessari a non provare mai vergogna.
Non praevalebunt.


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