Si ha una conoscenza molto completa dei fattori che determinano l’assorbimento delle onde elettromagnetiche a seconda delle applicazioni e degli usi desiderati.
“Chen, Y“
Onde elettromagnetiche e possibili effetti nocivi per la salute umana
5G Stadio Riccione.
5G Via Veneto, presso il cimitero di Riccione.
5G presso SS 16, vicino al distributore Tamoil di Riccione.
5G vicino alla discoteca Prince di Riccione.
5G Via Finale Ligure Riccione.
5G centro paese Riccione.
5G zona artigianale Riccione.
5G presso Algida Riccione.
5G zona Porto Riccione.
5G sottopassaggio Luna Park Riccione.
1 micro [μ] = 0,001 milli [m]
Micro- (µ) è un prefisso che indica un fattore di un milionesimo (10⁻⁶) nel Sistema Internazionale di Unità (SI).
Il nome del prefisso deriva dal greco μικρός (mikrós), che significa “piccolo”.
Milli- (m) è un prefisso unità nel Sistema Internazionale di Unità (SI), che denota un fattore di un migliaio (1/1000).
Il nome del prefisso deriva dal latino mille.
Limite attuale normativa : 6.1 V/m = 9.870 mW/cm² = 9870 µW/cm² (per convertire i due sistemi di misura : http://rfcalculator.mobi/convert-vm.html)
Valori misurati nella prima occasione : ≃ 50000 µW/cm² = 50mW/cm2 ≃ 43.42 V/m fino a ≃ 70000 µW/cm² = 70mW/cm² ≃ 51.37 V/m
In questa occasione : ≃ 50000 µW/cm² = 50mW/cm2 ≃ 43.42 V/m fino a ≃ 80000 µW/cm² = 80mW/cm² ≃ 54.918 V/m
Fonte : Italy’s 6 V/m RF Limit at Risk
Traduzione e rielaborazione a cura di Veronica Baker
Standard rigorosi visti come “barriera allo sviluppo del 5G”
“L’Italia ha guidato il mondo negli ultimi 20 anni nel dimostrare che i loro limiti di esposizione più bassi e più protettivi per la salute possono essere raggiunti dall’industria italiana delle telecomunicazioni senza significative barriere economiche o tecniche alla loro espansione nei sistemi 4G e 5G”.
Lo standard di esposizione RF di 6 V/m, uno dei più severi al mondo, potrebbe presto cadere vittima del 5G.
Il limite italiano, adottato più di 20 anni fa, è ampiamente percepito come un ostacolo alla costruzione dell’infrastruttura 5G, che richiederà l’installazione di molte più antenne RF.
La proposta è di aumentare il limite di dieci volte, portandolo in linea con la raccomandazione dell’ICNIRP di 61 V/m.
Lo standard è un obiettivo del cosiddetto piano nazionale di recupero (noto come Next Generation Italia o PNRR), che ha stanziato oltre 40 miliardi di euro per promuovere la digitalizzazione del Paese, compresa la diffusione della tecnologia 5G e l’aumento della velocità della banda larga a livello nazionale, attualmente tra le più lente in Europa.
La proposta ha mobilitato diversi ricercatori attivisti ambientali italiani, nonché molti membri della comunità internazionale di ricerca RF, che si sono appellati al governo affinché mantenga il limite di 6 V/m.
Fiorella Belpoggi, direttore scientifico dell’Istituto Ramazzini di Bologna, ha riferito che un appello inviato il 26 aprile al capo del governo Mario Draghi è stato firmato in soli due giorni da più di 8.700 sostenitori.
In Italia, da tempo, sono presenti molti attivisti anti-5G.
Ad esempio, la petizione lanciata due anni fa per chiedere una moratoria sul 5G ha raccolto più di 63.000 firme.
L’Alleanza italiana Stop 5G ha svolto un ruolo fondamentale nel promuovere questo appello.
Le proteste, compreso uno sciopero della fame di oltre 150 persone, sembrano aver per il momento ammorbidito l’approccio del governo.
Gran parte delle proteste contro il potenziale indebolimento del limite di esposizione sono state dirette nei confronti di Vittorio Colao, attuale ministro per l’Innovazione, la tecnologia e la digitalizzazione del governo presieduto da Mario Draghi.
Colao, che ha studiato a Harvard, è stato amministratore delegato di Vodafone, la più grande società di telecomunicazioni in Europa, per dieci anni, dimettendosi alla fine del 2018.
L’anno successivo è diventato, fino alla sua nomina a ministro per l’Innovazione e lo Sviluppo tecnologico, direttore di Verizon, la seconda più grande società di telecomunicazioni mondiale (dopo AT&T) e, come lo stesso Colao, una delle principali promotrici della tecnologia 5G.
Colao ha giocato un ruolo importante nella progettazione del cosiddetto PNRR, che di fatto propone di aumentare i limiti di esposizione dell’Italia a quelli raccomandati dalla Commissione Europea (cioè i limiti dell’ICNIRP).
Questo piano ha anche concesso alle autorità nazionali il diritto di veto sulle ordinanze locali che potrebbero ostacolare o persino bloccare l’installazione delle “famigerate” antenne.
La nuova iniziativa di digitalizzazione rappresenta circa il 20% del budget totale del PNRR da 200 miliardi di euro.
In un incontro con i legislatori ad aprile, Colao ha riconosciuto che un indebolimento del limite di 6 V/m è “impopolare“.
Si è “impegnato” a trovare un equilibrio tra il numero di antenne e la salute e il benessere dei cittadini, promettendo che “l’evidenza scientifica sarà presa in considerazione“.
Quando lo standard di 6 V/m è entrato in vigore nel 1999, l’Italia aveva il limite più restrittivo d’Europa.
Un anno dopo, la Svizzera ha adottato un limite di 4 V/m per le radiazioni dei ripetitori e di 3 V/m per i trasmettitori radio e TV.
Il limite di 6 V/m è circa lo stesso dello standard di esposizione sovietico/russo di 10 μW/cm2.
Fonte: “Il 5G non causa il cancro“. Tribunale tedesco condanna professore negazionista. Se continuerà a negare l’evidenza del danno, il professore sarà condannato a sei mesi di carcere.
Una corte d’appello tedesca ha ordinato ad Alexander Lerchl di cessare immediatamente di diffamare gli autori di due documenti che hanno dimostrato scientificamente come le radiazioni emesse dai telefoni cellulari possano danneggiare il DNA, con conseguente rischio di sviluppare tumori.
Per più di un decennio, Lerchl, professore di biologia alla Jacobs University di Brema, ha accusato, senza prove, che i dati sperimentali del laboratorio di Hugo Rüdiger presso l’Università di Medicina di Vienna (MUV) fossero stati “fabbricati“.
Nella decisione, datata 11 dicembre 2020 e resa pubblica alla fine di gennaio 2021, il tribunale regionale superiore anseatico di Brema ha minacciato Lerchl con una multa fino a 250.000 euro, oppure con la reclusione fino a sei mesi, qualora continuasse a denigrare in modo mendace gli autori dei due documenti.
Le sanzioni saranno applicate ogni volta che Lerchl violerà la sentenza del tribunale di Brema.
Inoltre, Lerchl è stato condannato al pagamento delle spese processuali, pari a 20.000 euro.
Svolgimento dei fatti
Dal 2007, Lerchl ha più volte richiesto che due documenti che mostravano rotture del DNA indotte da RF venissero ritirati dalle pubblicazioni.
La radiofrequenza (RF) è il tasso di oscillazione di una corrente o tensione elettrica alternata o di un campo magnetico, elettrico o elettromagnetico, oppure di un sistema meccanico nella gamma di frequenze da circa 20 kHz a circa 300 GHz.
Il primo, sulle radiazioni 2G, è stato pubblicato su Mutation Research nel 2005, mentre il secondo, sulle radiazioni 3G, è apparso su Archivi internazionali di medicina del lavoro e dell’ambiente nel 2008.
Gli esperimenti sul DNA di Hugo Rüdiger rientravano nel progetto REFLEX, finanziato dalla Commissione Europea con un budget di circa 3 milioni di euro dal 2000 al 2004, per valutare i rischi per la salute dovuti alle radiazioni dei telefoni cellulari.
Una dozzina di laboratori in sette paesi hanno partecipato prima sotto la supervisione di Franz Adlkofer e poi alla Verum Foundation di Monaco di Baviera.
Con il tempo, REFLEX è diventato quasi sinonimo degli studi di Rüdiger sul DNA.
Secondo la sentenza, Lerchl “non è riuscito a soddisfare l’onere della prova richiesto che gli studi REFLEX fossero effettivamente falsificati“.
Secondo la sentenza, la decisione non è impugnabile.
“Le accuse di contraffazione si sono ora dimostrate infondate“, ha dichiarato Adlkofer a Microwave News in un’e-mail.
“Nel corso degli anni, Alexander Lerchl non ha esitato a mentire per raggiungere i propri obiettivi.
È arrivato il momento delle conseguenze”.
Lerchl non ha rilasciato alcun commento in merito alla sentenza del tribunale di Brema.
E’ importante notare che proprio Alexander Lerchl è stato il ricercatore di laboratorio più pagato dal governo tedesco per i suoi studi sugli effetti nocivi delle onde elettromagnetiche negli ultimi 20 anni.
Fonte : NIER Effects on Flora & Fauna : A Major Review
È stato pubblicato su Reviews on Environmental Health un esame dettagliato – probabilmente il più esaustivo mai tentato fino ad ora – degli effetti ambientali causati dalle radiazioni non ionizzanti, condotto dai ricercatori B. Blake Levitt, Henry C. Lai e Albert M. Manville.
“Effetti dei campi elettromagnetici non ionizzanti su flora e fauna” è un accurato studio pubblicato in tre parti :
Aumento dei livelli di campi elettromagnetici ambientali nell’ambiente, parte 1 – Effects of non-ionizing electromagnetic fields on flora and fauna, part 1. Rising ambient EMF levels in the environment, https://doi.org/10.1515/reveh-2021-0026
Come le specie interagiscono con i campi elettromagnetici naturali e artificiali, parte 2 – Effects of non-ionizing electromagnetic fields on flora and fauna, part 2 impacts: how species interact with natural and man-made EMF, https://doi.org/10.1515/reveh-2021-0050
Norme di esposizione, politiche pubbliche, leggi e direzioni future, parte 3 – Effects of non-ionizing electromagnetic fields on flora and fauna, part 3. Exposure standards, public policy, laws, and future directions, https://doi.org/10.1515/reveh-2021-0083
Gli autori sono Blake Levitt, Henry Lai e Albert Manville.
Blake Levitt è una giornalista scientifica, residente nel Connecticut, nonché autrice del libro Electromagnetic fields : A Consumer’s Guide to the Issues and How to Protect Ourselves, pubblicato nel 2007.
Henry Lai è un professore emerito presso l’Università di Washington, Seattle.
Negli anni ’90, lui e N.P. Singh sono stati i primi a dimostrare che le onde ELF (60 Hz), le onde EMFs e le radiazioni RF possono danneggiare e rompere il DNA.
Albert Manville è un biologo della fauna selvatica che ha lavorato per anni con il US Fish and Wildlife Service. Ha conseguito una laurea in zoologia presso l’Allegheny College in Pennsylvania , un master in risorse naturali e gestione della fauna selvatica presso l’Università del Wisconsin a Stevens Point e un dottorato in ecologia e gestione della fauna selvatica presso la Michigan State University.