Ritrovare il Paradiso perduto

Febbraio 3, 2023 La Medicina dell’Anima

La guarigione spirituale non ha a che fare con il “sistemare” qualcosa o qualcuno, ma semplicemente corregge la percezione erronea che ci sia qualcosa di sbagliato.

Veronica Baker


Ritrovare il Paradiso perduto

Fonte : La Compagnia degli Erranti

Ritrovare il paradiso perduto
Il misticismo ebraico viene conosciuto anche con il nome di Cabala…

Il misticismo ebraico è noto anche con il nome di Cabala e si occupa dello studio simbolico della Tanakh, ossia dei 24 libri che costituiscono la Bibbia ebraica, in particolare del Pentateuco, ovvero dei primi cinque libri, noti come Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio, e che sono conosciuti come Torah.

Questi testi costituiscono la Torah scritta, a cui si aggiunge tutta la tradizione di commenti che costituiscono la Torah orale, in continua crescita ed elaborazione.

Infine, vi è un terzo nucleo di testi ebraici cabalistici, ovvero lo Zohar (Il libro dello splendore), in cui si commentano i cinque libri di Mosè, il Sefer ha-Bahir (Il libro della chiara Luce) e il Sefer Yetzirà (Il libro della formazione), che sono dei testi simbolici dal linguaggio molto criptico e complesso.

Secondo i maestri cabalistici, esistono quattro livelli di comprensione e di interpretazione della Torah.

Il primo livello, detto semplice, inizia con la lettera Peh ed è caratterizzato da un’analisi letterale delle scritture ; il secondo, detto omiletico, inizia con la lettera Resh e propone una diversa interpretazione secondo la quale le storie narrate dalla Bibbia sono potenti insegnamenti per chi riesce a superare la comprensione letterale e a coglierne il senso simbolico e la metafora nascosta.

Al terzo livello, detto omiletico, che inizia con la lettera Daleth, vi è l’implicazione scientifica degli studi cabalistici, cioè l’analisi degli eventi biblici per ritrovarne il riscontro effettivo.

Inoltre, al terzo livello, vi è anche l’aspetto didattico della Cabala, cioè il modo in cui si insegna a esporre e commentare i testi sacri.

Infine, il quarto livello, che inizia con la lettera Samech, è il livello segreto in cui si arriva al misticismo e alla Cabala: qui esiste un codice segreto della Torah che va conosciuto e utilizzato con gli strumenti giusti.

Per comprendere questi concetti, dobbiamo riflettere sul fatto che i testi della Torah sono scritti con un alfabeto costituito da un flusso di consonanti, senza l’uso delle vocali, e che esse si susseguono senza le pause tipiche della scrittura : si tratta di un linguaggio estremamente criptico.

Per questo motivo, la sua comprensione era riservata a coloro che avevano gli strumenti per comprenderla.

Secondo la concezione cabalistica, nella Bibbia vi sono due aspetti occulti : il primo è collegato al tema della Creazione e a come Dio abbia creato il mondo dal nulla, il secondo è costituito dall’uso di varie tecniche meditative note dai tempi più antichi, basate sul canto e sulla visualizzazione delle lettere dell’alfabeto ebraico.

Queste tecniche possono condurci a sperimentare diversi stati di coscienza.

Questa è la strada indicata dalla mistica ebraica per ritornare da dove siamo venuti, nel percorso a ritroso dalla realtà manifesta alla fusione con il Divino.

La tradizione cabalistica ci spiega come sia avvenuta la discesa dall’unità alla divisione, ma soprattutto ci indica come fare per operare la risalita dalla materialità, stato di scissione, fino alla completa reintegrazione nell’Unità divina.

Se esaminiamo l’acrostico che si forma unendo i quattro livelli di comprensione dei testi sacri, otterremo il termine Pardes, che è formato dalle lettere Phe, Resh, Dalet e Samech : la somma dei livelli ci porta al Pardes, che in italiano significa Paradiso.

Colui che riesce a interpretare tutti e quattro i livelli della Cabala può ritrovare il Paradiso perduto.

Una delle tecniche utilizzate per lavorare sui testi sacri è la tecnica della permutazione, un vero e proprio lavoro alchemico che trasforma una materia grezza in oro purissimo.

Questo processo alchemico inizia con un livello di analisi che riesce a cogliere tutte le accezioni positive come anche quelle negative, per poi arrivare a illuminarle di una nuova luce e realizzare così dei livelli sempre più raffinati e complessi di comprensione spirituale.

In questo metodo, le parole ebraiche vengono scomposte nelle singole consonanti e ricombinate, fino a quando non se ne scorgono il maggior numero possibile di significati.
Ogni vocabolo ebraico può essere sottoposto a questo tipo di analisi, cioè alla scomposizione e alla ricombinazione, ai fini dell’elaborazione di nuovi significati simbolici.

Ritrovare il paradiso perduto
La ghematria fa compiere un giro circolare alle parole…

Esiste poi un ulteriore metodo di analisi e di ricombinazione basato sulla matematica, noto come ghematria, che è chiamata la “mistica dei numeri”.

Nell’alfabeto ebraico ogni lettera è associata a un valore numerico, pertanto ogni parola o frase può essere calcolata sommando i valori numerici delle lettere che la compongono.

In questo modo si ottiene un determinato numero che corrisponde a una parola, la quale dovrà essere messa a confronto con quelle che posseggono la medesima somma numerica.

La ghematria fa compiere un giro circolare alle parole, perché si parte da un significato segreto nascosto nel valore matematico delle parole per arrivare a delle nuove parole che hanno un collegamento con le prime e un nuovo significato segreto.

Dal confronto viene rivelato un ulteriore significato nascosto, in cui i legami dei vari termini vengono ampliati per assonanza o per opposizione di significato.

Per comprenderne il senso, consideriamo il termine ebraico “ra”, che significa “male”, il cui termine permutato diviene “er”, che significa “sveglio” nell’azione del risvegliarsi.

Questo significato equivalente ci indica che ogni volta che ci imbattiamo in qualcosa di brutto e negativo, in realtà questo accade per risvegliarci dal nostro torpore esistenziale.

La perturbazione del male è uno sprone che ci spinge a cercare qualcosa di superiore e di più puro rispetto alle soddisfazioni legate agli istinti inferiori e alle cose materiali.

Non è un caso che la parola “amico” in ebraico sia “rea“, composta dalle stesse lettere della parola “ra“, che significa “male“.

Le due parole danno la somma 270, che equivale a “quetzef“, e che significa rabbia o ira.
Perciò sta a noi la libertà di scegliere se, quando il male ci colpisce, adottare la via della rabbia e quindi patirne tutte le conseguenze, oppure vedere il male come un amico rude ma premuroso, che ci ferma sull’orlo del baratro e ci urla :

«Attenti ! Svegliatevi !”


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