Ottobre 16, 2021 Il lato oscuro degli scacchi, Ologrammi proibiti di vita reale
E il tanto temuto Inferno si rivelò migliore del precedente Paradiso.
Sacrificio di Donna
Si tratta di una delle mosse più appariscenti e sorprendenti che possano accadere negli scacchi.
Un giocatore lascia volontariamente che l’avversario catturi la sua Donna per ottenere una posizione migliore, una durevole iniziativa o, più frequentemente, lo scacco matto.Ma il sacrificio della Donna è soprattutto un’arma a sorpresa molto potente.
Essendo il pezzo più forte, è raro che un giocatore o una giocatrice abbiano questa idea.
Proprio per questo motivo, un sacrificio di Donna può cogliere l’avversario di sprovvista e aprire la strada a una brillante vittoria.
Sono passati più di dieci anni, ma sembra ieri…
A volte la vita porta a compiere delle scelte che solo in apparenza sembrano difficili.
Ovviamente secondo i canoni della cosiddetta “normalità”, che non è altro che l’ingabbiamento dell’intera umanità dentro dei limiti prestabiliti a priori.
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Salvo poi scoprire che ciò che temevi si rivela molto meno peggiore di quanto immaginassi.
Come è ovvio, vista la premessa precedente.Non intendo dire che occorra essere completamente “matta da legare” (almeno in apparenza) come lo fui io allora, ma è necessario mostrare un po’ di spina dorsale, anziché rispondere sempre “sì, badrone” al signorotto di turno.
Purtroppo, invece, praticamente tutti accettano condizioni capestro.
Oppure firmano contratti ridicoli di sfruttamento nel mondo del lavoro nella speranza che le cose migliorino in futuro.
Che non avviene praticamente mai.E già allora imparai una lezione fondamentale che ho fatto mia sempre di più nel corso degli anni.
Più si sta ai margini del cosiddetto “sistema”, più si conserva la propria umanità.
Più si sale la scala del “sistema”, più si perde la propria umanità, mentre si sale anche la scala del cosiddetto “satanismo”.In poche parole, la curva si è invertita già da tempo.
Infatti il nostro Universo non è logico/razionale, ma emotivo/intenzionale.
Nell’atletica, per esempio, si può tornare a vincere dopo tanti anni.
Nella maratona si può portare a termine il percorso anche quando si è così esausti da non potercela più fare.
Questo è lo spirito con cui affronto le difficoltà.
Nuove sfide, nuovi obiettivi.
Soprattutto quando davanti non ci sono certezze.
Ci sono solo tanti punti interrogativi.
Sempre circondandomi di persone positive e con voglia di fare.
Questi sono i vincenti.
Sono pochi.
Chi rimanda sempre a dopo qualcosa e non affronta mai concretamente il problema, chi lo vuole fare esclusivamente alle proprie condizioni, chi denigra l’altrui persona esclusivamente per invidia o per il gusto esclusivo di criticare, chi fa tante promesse invano semplicemente perché non vuole fare nulla, non è un vincente.
Questi sono i perdenti.
Sono molti.
Volere è potere.
Un tempo ero timorosa, paurosa, talvolta ombrosa.
Dovevo ancora maturare, sia interiormente che spiritualmente.
E soprattutto, avevo bisogno di capire cosa volevo davvero dalla vita.
Oggi invece sono viva, sorridente e ottimista, nonostante il momento davvero difficile che stiamo attraversando.
Soprattutto, sono aperta al mondo intero.
E lo sono diventata proprio grazie alle esperienze che ho vissuto.
Altrimenti non sarei mai diventata quella che sono ora.
Ma ciò che non cambia, muore.
Libertà
Ho sempre combattuto strenuamente per la mia libertà e continuerò a farlo fino alla fine.
Condividerò sempre le mie conoscenze (per quanto possibile) con gli altri senza chiedere nulla in cambio.
La missione della mia vita sarà insegnare alle persone che sopravviveranno a questo scempio (se sopravviverò anch’io) il valore della libertà e dell’amore armonioso tra di noi.
Perché significherà che avremo sconfitto il Male assoluto.
La libertà è come la poesia : non deve avere aggettivi, è libertà !
La libertà è un faro di luce che aiuta ad aprire gli occhi e a rischiarare la mente.
Certo, per me non è stato difficile.
La scelta di essere libera da ogni convenzione classica del nostro mondo è una diretta conseguenza delle mie vicende di vita.
Ma soprattutto non ho mai avuto paura di finire nel dimenticatoio.
Quanti, però, sarebbero stati in grado di pensare e agire allo stesso modo ?
Quanti rinuncerebbero alla propria fama e al denaro ?
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Occorre avere il coraggio di opporsi concretamente al sistema.
Ma in pochi (o quasi) sono disposti a farlo davvero.
Per paura di perdere quello che è riuscito a ottenere e che gli garantisce il sostentamento, quel salario che gli passa il padrone o quel favore che gli fa l’amico.
Naturalmente, sono consapevole che questa volta rischio davvero grosso a schierarmi in modo così netto contro il cosiddetto “sistema”.
Ma bisogna desiderare, amare la libertà.
E attenzione… questa volta si stanno decidendo le sorti dell’intera umanità.
Secondo questi “elementi”, la Vita umana o di qualsiasi altra creatura della Natura non ha alcun valore.
Ecco perché è necessario opporsi in tutti i modi a questi “individui”.
L’umanità è nata libera.
E non schiava.
Posso rinunciare a tutto, proprio a tutto.
Tranne che alla mia libertà.
Ed oggi, ripensando ancora una volta all’episodio che racconterò tra poco, in cui di fatto dieci anni fa ho premuto il pulsante di autodistruzione immediata della mia carriera lavorativa (quantomeno a livello istituzionale), cambiando nei fatti per sempre tutto il mio futuro, mi sono chiesta :
“Quante altre persone avrebbero rifiutato e soprattutto reagito in questo modo davanti a un tale personaggio ?”
Oggi molto probabilmente diverse, ma allora quante ?
Sei come un cigno che allarga le ali,
sei nata libera, devi volare,
e chiudere a chiave la tua libertà
sarebbe solo un’assurdità.
Ottobre 12, 2011
Una storia vera
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Questa è una storia vera in ogni suo particolare, anche se sembra la trama di un film.
Protagonista, tanto per cambiare, sono io, da sempre abituata a calcare in prima persona il palcoscenico della vita ed essere al centro dell’attenzione.
Per diversi anni ho voluto avviare un’attività di consulenza finanziaria.
Erano già pronte le garanzie per la società (detenuta da me al 100%), la ragione sociale, la descrizione societaria e tutti gli attestati di quello che oggi è probabilmente il più prestigioso broker mondiale, che garantivano la mia esperienza positiva nel settore dall’anno 2000.
Senza contare tutto il resto del corollario (oggi ritengo che abbia valore zero assoluto, anzi meno di zero, ma allora ero ancora convinta che servisse a qualcosa) : laurea quinquennale (da usare per accendere il fuoco del caminetto od il barbecue in giardino) in ingegneria elettronica (indirizzo : fisico/matematico), esperienze (brevissime, più veloci della luce) lavorative con Comit e Man Financial (dei veri e propri rapinatori a mano armata, soprattutto gli albionici), con specializzazione nella costruzione di trading system automatici (long/short ed applicabili a qualsiasi asset liquido) uniti a strategie speculative e di copertura in opzioni.
Ebbene, la mia proposta fu bocciata ben 17 volte (sì, diciassette !) praticamente in ogni luogo in mezza Europa, e fu definita senza giri di parole “non credibile”.
Notare che – udite, udite ! – non avevo mai richiesto alcuna garanzia, nemmeno un centesimo, a nessun istituto bancario.
In ogni caso, mi sarei sempre autofinanziata (e già allora si parlava di recessione, di credit crunch e di un sistema che doveva cambiare in peggio…).
Per circa due anni mi sono sentita rispondere delle scuse più assurde, addirittura per poter affittare un monolocale ad uso ufficio (una richiesta decisamente strana nel mondo imprenditoriale).
Fra i tanti che mi sono capitati nel mazzo, uno mi ha chiesto un anno di affitto in anticipo, un altro sosteneva che le mie referenze bancarie erano false e un terzo mi ha detto che avrei subito dei danni alla mia macchina (scassatissima e che mi ha lasciato a piedi dopo pochi giorni) se avessi affittato un monolocale in quel palazzo.
In pratica, il Bronx.
Però nel medesimo stabile abitavano anche alcuni calciatori della squadra locale.
Forse, in caso di risultati negativi, avrebbero potuto subire delle pesanti contestazioni.
A un certo punto, l’agenzia immobiliare a cui avevo dato il mandato di ricerca di un monolocale mi ha chiamato per dirmi che finalmente avevano trovato qualcuno disposto ad accettare la mia richiesta.
Mi parlarono in modo generico di un anziano titolare, molto abbiente.
Visito l’appartamento che avrei preso in affitto, torno in agenzia, pago la caparra, firmo il pre-contratto e ci rechiamo nell’ufficio del titolare.
Arrivato nel parcheggio dello stabile, notai una Mercedes di 6 metri con cambio automatico e targa personalizzata (con il numero 11).
Saliamo nell’ufficio, dove, dopo un ufficio chilometrico con ben tre segretarie, finalmente arrivo a varcare la porta del cosiddetto “boss”.
E mi trovo davanti un personaggio del genere.
Già a quel punto avevo capito come sarebbe andata a finire, ma il peggio (o il meglio, a seconda dei punti di vista…) doveva ancora arrivare.
Quando armate ed esperte ancor siam noi,
render buon conto a ciascun uom potemo,
ché mani e piedi e core avem qual voi.E se ben molli e delicate semo,
ancor tal uom, ch’è delicato, è forte ;
e tal, ruvido ed aspro, è d’ardir scemo.Di ciò non se ne son le donne accorte ;
che se si risolvessero di farlo,
con voi pugnar porían fino a la morte.E per farvi veder che ‘l vero parlo,
tra tante donne incominciar voglio io,
porgendo essempio a lor di seguitarlo.“Veronica Franco – Terze Rime, XVI, vv. 58-75“
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Dopo un breve colloquio, respinse la proposta iniziale di affitto (nonostante la firma del pre-contratto), proponendo una proposta alternativa assolutamente idiota e ulteriori richieste ancora più insensate (almeno dal mio punto di vista).
Probabilmente per lui erano normali…
Ovviamente le mie pupille uscirono definitivamente dalla loro sede naturale – e non solo quelle – e, nonostante sia normalmente una persona pacifica e tranquilla, che nella vita ha ingoiato tanti rospi e che ha spesso sottostato a situazioni non certo piacevoli, risposi – dopo essermi alzata dalla sedia di scatto – apostrofando il tizio in questione con le seguenti testuali parole (più o meno, ovviamente) che influenzarono per sempre il mio percorso di vita successivo :
“Egregio signor Friedman, le sue condizioni sono talmente disonorevoli da risultare offensive nei confronti della mia persona che tanto disprezza.
Se è così pidocchioso e spocchioso da non voler affittare i suoi monolocali a una persona che può garantire un reddito affidabile, la prego di non farmi perdere più tempo.
Normalmente ho cose ben più importanti a cui pensare.
La prego, quindi, di cancellare immediatamente il mio numero dalla sua rubrica e di non farmi più proposte irragionevoli.
Ah, so benissimo che nell’appartamento vicino a quello che volevo in locazione – per altro di sua proprietà, come tutto lo stabile – c’è uno studio ben noto e famoso, lo “Studio Relax”, noto e presente in tutte le guide tematiche locali e oltre confine.
Le ricordo che è molto più dignitoso e nobile fare la puttana, come indirettamente mi ha indirizzato con le sue parole e le sue proposte, e come peraltro è lecito nel vostro territorio, piuttosto che essere degli avvoltoi che cercano di fottere il prossimo in ogni modo, ponendo clausole ridicole come quelle in calce a destra, dettate esclusivamente dalla paura di una possibile concorrenza “sleale”.
E lei sarebbe il rabbino capo della locale sinagoga ?
Complimenti vivissimi !Infine, le ricordo le parole del suo “collega” Leibele Weisfisch : “Il Nazismo ha distrutto il giudaismo fisicamente, il Sionismo l’ha distrutto spiritualmente”.
E così me ne andai senza rivolgere più parola al sionista/talmudista di turno, che non aprì bocca (chissà se mai qualcuno o qualcuna lo aveva mai apostrofato in questo modo), passando solo dall’agenzia immobiliare in questione a riprendermi i soldi della caparra, e non rivedendomi ovviamente mai più.
Il punto è che questa storia riuscì davvero a farmi infuriare non poco.
Non era certo la prima volta che sentivo frasi del genere, ma stavolta la situazione raggiunse il punto di non ritorno.
Perché all’improvviso compresi che il boicottaggio che avevo subito in più occasioni non era dovuto alla mia mancanza di professionalità o di esperienza.
Le reali motivazioni per cui non ero mai riuscita a fare carriera per davvero, nonostante le mie indubbie capacità, erano ben altre.
Avrei dovuto per forza scendere a patti con un certo ambiente, in poche parole il Male.
A maggior ragione, proprio per la mia storia personale che altrimenti mi avrebbe precluso qualsiasi strada “normale”.
Ma soprattutto, con una mossa che letteralmente sconvolse la cerchia delle mie conoscenze “politicamente corrette” di allora (che mai avrebbero pensato a un simile “sacrificio“), decisi di dare una svolta netta con il passato in modo “politicamente scorretto“, senza dover rendere conto a nessuno (a chi poi ?) e senza preoccuparmi dei giudizi della gente.
This is the beginning of your day
Life is more intricate than it seems
Always be yourself along the way
Living through the spirit of your dreams
Così, trovai immediatamente un monolocale (che culo !), e tutte le “formalità burocratiche” – un semplice formulario, anziché le lunghissime code e i numerosissimi documenti che avrei dovuto compilare se avessi insistito con il progetto iniziale – le completai in cinque minuti.
Quando si dice la predestinazione…
E il tanto temuto Inferno si rivelò migliore del precedente Paradiso.
Ah, dopo circa tre anni e mezzo assistetti in diretta al mezzo (purtroppo solo mezzo…) tracollo finanziario del talmudista/sionista di cui sopra.
Perché sì, è vero che forse non ci sono prove che supportino l’esistenza del Destino.
Ma è davvero difficile non pensare che esista il Karma.
Le azioni buone portano sempre a qualcosa di positivo.
Le cattive azioni portano sempre al male.
Tutte le azioni (volute) dall’uomo hanno conseguenze inesorabili.
Dove tutto inizia tutto finisce
C’è stato un lunghissimo periodo in cui sono stata più casta e pura della neve appena caduta…
Nonostante ciò, il mio vecchio blog fu definito “vietato ai minori” per i suoi contenuti ritenuti “difficili“.
E forse proprio a causa di tale giudizio, il suddetto blog fu linkato dal gionalista Guido Tedoldi, che citò addirittura il mio nome e cognome, in una comunità di Yahoo (allora erano molto in voga) che si occupava del problema della dipendenza dall’XXX, fornendo addirittura particolari su di me assolutamente inutili e non inerenti all’argomento, come le mie vicende di vita e i miei risultati agonistici nelle attività sportive.
Appena lo ho fatto notare, mi sono sentita rispondere : “il solito vittimismo“, “cosa ci puoi fare“, “è giusto così” e altre espressioni simili.
Allora compresi che era diventato impossibile scherzare e soprattutto sdrammatizzare con la stragrande maggioranza delle persone.
Spesso, inoltre, ero presa dallo sconforto e dalla malinconia.
Oggi, invece, quando ripenso a quei momenti e all’evoluzione successiva della mia vita, sorrido.
Rimango stupefatta di quanto fossi stupida allora.
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Si dice che dove tutto ha inizio, tutto ha anche fine.
È vero.
A volte, nella vita, ci sono coincidenze molto particolari.
Dei cerchi che si chiudono.
Dopo poche settimane ero diventata praticamente un personaggio pubblico.
La gente comune mi fermava per strada, nei bar, nei locali, e mi chiedeva invariabilmente se ero davvero io “quella della foto sul giornale“.
E io, con un sorriso, rispondevo :
“Sì, certo, sono io“.
Altri non trovavano di meglio che “recapitarmi” nella cassetta della posta del mio appartamento una spilletta con la scritta “Gens una sumus“.
Come a ricordarmi che loro “sapevano“.
Certo, ai loro occhi avevo appena compiuto una scelta molto dubbia e, soprattutto, ben poco ortodossa.
Una variante perdente che, con un gioco corretto, mi avrebbe portato rapidamente a una rovinosa sconfitta.
Ma la vita non è una retta via.
Piuttosto una strada piena di curve.
Appunto, dove tutto inizia, tutto finisce.
Ben so, frate
“Ben so, frate“, il mio vecchio “compagno di squadra” – come lui stesso si definì quando mi telefonò un bel giorno del Gennaio 2013 – che aveva voglia di scambiare quattro chiacchiere con me.
Inoltre, mi avrebbe voluto “regalare” del materiale scacchistico in ricordo di Renato, un nostro caro amico scomparso alcuni anni prima a causa di una malattia incurabile.
Accettai di buon grado la proposta, anche se ero perplessa sulle reali motivazioni della sua telefonata.
Sospettavo infatti che le ragioni potessero essere un po’ diverse.
Al momento della visita, il buon “Ben so, frate” si presentò con una piccola scatola da scarpe contenente due libri di scacchi in lingua spagnola datati (più un improbabile orologio BHB appartenuto anni prima al DLF) : “Aperturas Abiertas” e “Gambito de Dama“.
Un lapsus freudiano ?
La serata proseguì in modo tranquillo, fra aneddoti e vecchie storie.
Ma il momento clou doveva ancora arrivare.
Mentre ero in pigiama, sul punto di andare a dormire, squilla improvvisamente il telefono.
Era “Ben so, frate“.
“Ciao Veronica, sono io”.
“Ciao, dimmi, hai per caso dimenticato qualcosa da me ?”“No, è che avevo da farti una domanda…”
“Chiedi pure.”
Ovviamente a questo punto avevo già capito dove voleva andare a parare…
“E’ che ho un dubbio…”
“Che dubbio, spiegati.”“Sei per caso tu quella che ho visto in una locandina pubblicitaria (in realtà era un depliant pieghevole scritto in francese…) che ho visto alla Bottega dei Desideri qualche giorno fa ?”
“Sì, certo che sono io, direi che mi si riconosce bene.”“E’ che non lo avrei mai immaginato che saresti diventata così…”
“Il mondo cambia, tutto cambia.
Anche io sono cambiata, e molto da allora.”
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“All’Accademia tutti facevano battute poco piacevoli su di te. Invece hai delle belle tette, e non solo…”
A questo punto scoppio fragorosamente a ridere…
“Tutta invidia la loro. E grazie del complimento, molto gradito”.
“Senti non è che…sai, mia moglie è molto anziana ed ormai con lei non posso fare nulla, quindi…”
“Quindi…cosa ?”“Non è che puoi venire con me, per amicizia, però si intende, non come…”
“Ti ringrazio della proposta, ma purtroppo devo declinarla.”“Ah, ok, (silenzio)…va bene.
Però sappi che su di te attualmente in Accademia si dicono cose che non ho nemmeno il coraggio…”
Altra fragorosa risata da parte mia.
“Oh sì, lo immagino.
Ah, dimenticavo, salutami calorosamente il “prosciuttaio” e soprattutto la sua consorte, Fiorenza Viani, quelli che ai tempi mi avevano proposto una cattedra presso un collegio delle suore Orsoline“.
A questo punto la comunicazione si interrompe improvvisamente.
E di “Ben so frate” non ho più saputo nulla da allora.
La mia non era una battuta.
Il “prosciuttaio” (Walter Ravagnati), in combutta con Francesco Gervasio (protagonista della comica storia raccontata in precedenza), mi aveva davvero proposto, in forma ufficiale, quella cattedra, come sfottò.
Incarico che, nonostante allora fossi davvero casta e pura come la neve, ovviamente rifiutai.