Agosto 8, 2008 Il lato oscuro degli scacchi, Memorie dal sottoscala
Serenità e leggerezza
Belle parole.
Peccato però che non si concilino con l’ambiente che le vorrebbe promuovere.
Infatti, non ho certo intenzione di :
Partecipare a un torneo litigando ogni giorno.
Leggere citazioni antipatiche e non certo ironiche sui bollettini giornalieri.Vivere per una settimana in un ambiente ostile.
Durante il torneo, essere informata dell’esistenza di eventuali ricorsi e che la mia presenza potrebbe causare un “casino”.Rischiare di avere un piazzamento (qualunque esso sia) sub iudice, con ricorsi da parte di più persone.
Varie ed eventuali.
A scanso di equivoci, mi sto riferendo al CIF, competizione cui, come è ben noto da tempo, non ho mai avuto alcuna intenzione di partecipare.
Dalle mie parole si comprende abbastanza bene la mia posizione e, inoltre, dovrebbe essere ben noto a tutti che ritengo tale competizione “ridicola” perché “classista”.
Mi si accuserà di avere un comportamento e un carattere “borderline”, di vedere i problemi prima che si verifichino.
Sbagliato.
Tutto mi è già stato predetto (e soprattutto promesso) da tempo.
Senza contare che certe situazioni si ripetono sempre.
Se nei Paesi Bassi, in una ipotetica scala di valori, è successo 10, da noi succederebbe 1000.
Inoltre, non occorre essere dei geni per prevedere uno scenario del genere, basta conoscere minimamente l’ambiente.
Potrei fare nomi e cognomi (e in privato li ho già fatti, fornendo spiegazioni dettagliate su tutta la vicenda) di persone che all’apparenza sono senza macchia, ma che hanno avuto comportamenti privi di buon senso nei miei confronti.
Per loro sarebbe bastato parlare con me e nient’altro.
Ma nessuno si è mai fatto vivo ufficialmente.
Ma in un paese dove, in ogni situazione, la cosa considerata migliore è nascondere la testa sotto la sabbia e aspettare che la bomba scoppi (ottimo atteggiamento, direi), anziché cercare un dialogo e risolvere il problema, beh, è il minimo che potesse succedere.
Ieri ho citato una buona parte dei documenti che ho in mano e che potrei utilizzare in caso di disputa.
Ma, sinceramente, a me interessa solo giocare a scacchi.
Amo profondamente questo gioco, anche se non apprezzo granché una buona parte di questo ambiente.
Non vivo di proventi economici derivanti da questo gioco, né ho intenzione di farlo in futuro.
Non ho bisogno di contributi da parte della federazione per partecipare a tornei importanti all’estero : quando lo desidero, pago di tasca mia l’iscrizione, le spese di viaggio e l’albergo.
Gioco per il piacere di giocare e nient’altro.
Per me l’importante è fare delle belle partite e onorare ogni impegno, nessuno escluso : infatti in carriera non mi sono mai ritirata a torneo in corso, non mi sono mai ritirata per infortunio, non mi sono mai ritirata per motivi personali e non ho mai fatto patte d’accordo all’inizio della partita, né in tornei ufficiali, né in semilampo, né in qualsiasi torneino sociale (anzi, no, a dire il vero una volta sola a Lacona ’96, ma solo perché il mio avversario doveva prendere il traghetto per tornare a casa).
Questi valori per me sono più importanti di un misero titolo.
Certo, come in ogni attività in cui mi impegno, sono sempre spronata a fare il meglio e naturalmente ho delle ambizioni (molto piccole).
Seguirò d’ora in poi il “dotto” precetto consigliatomi dalla nostra federazione : giocare principalmente all’estero.
Volentieri, aggiungo io : all’estero si gioca davvero a scacchi, non si fanno pignolerie sui regolamenti e non si polemizza per ogni sciocchezza.
Di certo non sarò io a fare la figuraccia.
Ma la fanno tutti coloro che hanno utilizzato espressioni di questo genere e che, davanti, predicano serenità, leggerezza e tolleranza, mentre, dall’altra parte, si comportano in maniera assai discutibile.
I veri nemici non sono le persone come me che criticano, anche ferocemente, le ingiustizie.
Ma certi personaggi troppo furbi e disinvolti.
Finché saremo lasciati soli nelle nostre battaglie di principio, saremo costretti a servirci di un blog quanto meno per non passare da fessi.
Che piaccia o no, questa è l’unica arma a nostra disposizione.