Meglio bruciare fra le fiamme che vivere in ostaggio del pensiero comune.
Passati alcuni giorni…
Mente fredda, ma ho ancora i brividi su tutto il corpo.
Paradossalmente, almeno leggendo con una lettura altamente superficiale ed esclusivamente numerica, nelle ultime due settimane ho probabilmente giocato i migliori scacchi della mia carriera, vanificando però molto spesso le buone prestazioni con gravi errori nelle posizioni superiori o addirittura vinte.
Per la prima volta, non ho avvertito alcuna pressione agonistica : ero sempre calma, tranquilla e rilassata.
In ogni partita, come in tutto ciò che ci mostra il nostro temperamento, le nostre emozioni, la nostra parte più intima, era possibile cogliere i tratti fondamentali del periodo di vita che stavo attraversando.
In fondo, gli scacchi sono arte, sono ricerca dell’armonia e della perfezione estetica.
Come la musica, la pittura o la scultura.
Emozioni intense.
Violente, inaspettate.
Il timore di lasciarsi completamente andare, il cercarsi e poi prendersi, per poi dividersi nuovamente.
Ciò che stavo vivendo non poteva non influenzare fortemente tutto ciò che componevo nel pomeriggio.
Cedevo lentamente, ma inesorabilmente.
Imparavo, nello stesso tempo, ad amare il gioco come una vera e propria arte, proprio come i “grandi” della scacchiera.
L’intensità che aumentava giorno dopo giorno.
Il “sacrificio” del forfait dell’ultimo turno è stato doloroso, ma allo stesso tempo necessario, un vero e proprio tratto forzato, per salvarmi da una situazione da “point of no return”.
Bienne rimarrà per sempre dentro di me.
Ma soprattutto, rimarrà una tappa fondamentale per quanto riguarda la mia crescita personale e l’approccio alle prossime competizioni e alla vita in generale.
Che cambierà profondamente, dopo gli errori che ho commesso – ahimè – nei mesi scorsi, l’illusione di voler cambiare il mio modo di vivere e di essere per rimanere in ambienti dove poi in realtà mi sentivo un pesce fuor d’acqua.
