Settembre 18, 2008 EcoAnemia
Il punto sul sistema bancario USA
Il sistema bancario americano è in pericolo, credo sia evidente oramai a tutti.
E’ sufficiente leggere su internet e si trovano facilmente report su gente che sta ritirando i soldi in silenzio, o li sta frazionando in diverse banche, o studiando quali banche sono a rischio e spostandoli (in effetti un po’ quello che ho fatto pure io, ma all’inizio di quest’anno).
Negli anni ’30 la Grande Depressione fu creata in particolare da una catena di fallimenti bancari a cui la FED non reagì pensando che fossero necessari.
Un errore gravissimo, che gli USA pagarono a caro prezzo.
Bernanke – a capo della Fed attualmente – è il maggior esperto mondiale come economista della crisi bancaria della Grande Depressione.
Sa benissimo di dover sostenere le banche e non lasciarle fallire : oggi sono mezze statali, facile da notare se si studiano tutti i controlli e sovvenzioni indirette a cui sono sottoposte.
Fino ad ora Bernanke ha compiuto questi fondamentali passi :
Aperto linee di credito nuove alle banche
Preso temporaneamente in carico parte dei loro derivati sospetti
Tagliato i tassi
Nazionalizzato temporaneamente le agenzie dei mutui semi-statali
Fatto fondere tre banche
Fatta fallire una
Sostenuto AIG ma in cambio di parecchi quattrini (tant’è che il titolo è crollato, nei fatti il governo si è comportato da usuraio)
E’ stato bravissimo alternando misure “generose” e misure più “dure” e inventando strumenti nuovi e diversi per ogni crisi : è riuscito a tenere assieme il dollaro, i titoli di stato e fino a un mese fa quasi anche le borse, ma il mercato del debito non si riprende, è completamente congelato e ora le borse inevitabilmente crollano.
Negli anni ’30 le banche avevano in realtà meno problemi di adesso (ed ecco perchè la crisi è diversa) crearono il crac perchè furono abbandonate a se stesse.
Ora invece il governo agisce continuamente ma lo stesso non sta ancora avendo un impatto.
Sei mega istituzioni finanziarie sono state in qualche modo sistemate ; ma sono misure o temporanee come AIG o fusioni che poi spostano il problema in un altra banca più grande come Bank of America o Bear Stearns.
L’impressione invece è che debba entrare qualcosa come 300 miliardi di $ come capitale nelle banche, una grande botta per provare a rimettere in piedi tutto il sistema, tagliando di nuovo i tassi fino all’osso anche se in questo modo inevitabilmente si avrà un periodo di deflazione (ed ecco perchè l’altro ieri non hanno tagliato i tassi, senz’altro lo faranno in seguito).
Possono usare soldi dei contribuenti : se vengono azzerati o quasi gli azionisti è anche corretto (ed in fondo anche giusto, non dimentichiamoci che l’investimento azionario comporta sempre un rischio default).
Quando le banche si saranno riprese, il governo avrà senz’altro fatto un ottimo affare.
Per capire meglio la natura del problema delle banche va tenuto presente però anche questo :
Negli USA ci sono circa 3.000 banche di piccole dimensioni e poi circa una dozzina di enormi. Il problema è concentrato in quelle enormi che hanno cartolarizzato i crediti, mentre le piccole che trattano con il cliente uno per uno nel 2008 hanno aumentato (!) in media gli utili e 70 su 100 non hanno mostrato perdite (ad eccezione del Nevada, Florida e costa della California dove la speculazione immobiliare ha creato un crac del -30% dei prezzi e qui in effetti alcune banche piccole saltano)
Il problema è la finanza dei derivati e cartolarizzazioni delle mega banche, i cui CEO hanno voluto incassare centinaia di miliardi di $ in bonus e stock options (e dovranno in qualche modo pagare, perchè la crisi è esclusivamente opera loro)
Negli USA i tassi a breve sono molto più bassi di quelli a lunga durata : in questo momento le banche fanno soldi più facilmente che in Europa od in Asia. Tanti investitori privati potrebbero investire entrando nel capitale azionario pesantemente, se poi potessero divenire azionisti di controllo. Ma le regolamentazioni sono molto restrittive : con più del 10% in una banca si diventa “azionista di controllo” e scattano divieti di tutti i generi alla attività
Le autorità potrebbero fare un mega fondo pubblico, intervenire con una soluzione a tappeto per tutte le grosse banche (ovviamente il prezzo lo pagherebbero i titoli di stato e il dollaro USA, che si indebolirebbero fortemente) e poi allentare le regolamentazioni.
In questo modo private equity e altri privati entrerebbero nel capitale delle banche ma non come azionisti di minoranza (come hanno fatto arabi ed asiatici che ci stanno rimettendo di brutto), ma di controllo.
Una situazione molto diversa.