Telecom : gli scheletri nell’armadio

Maggio 21, 2006 EcoAnemia


Telecom : gli scheletri nell’armadio

Con diversi anni di ritardo, alla fine anche in Italia la verità viene fuori.

gli scheletri nell'armadio

Nel luglio 2001 Telecom Italia passò da Roberto Colaninno, Emilio Gnutti e soci alla Pirelli guidata da Marco Tronchetti Provera, Benetton &C.

Come in tutte le operazioni di Gnutti partecipò Unipol (vedi i post precedenti su un altro scandalo borsistico Unipol-Gnutti sui bonds Unipol di cui ancora la magistratura non si e’ interessata ma di cui per es. ha parlato diffusamente Beppe Scienza)

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Vediamo che cosa successe:

Tronchetti Provera per avere il controllo ricoprì d’oro Colaninno che incassò 310 milioni di euro circa di profitto sulla sua quota (avendo investito di suo forse 10 milioni). E fin qui e’ legale anche se da una misura di come si usino i soldi degli azionisti per avere il controllo a tutti i costi dei monopoli italici protetti dalle offerte estere

Unipol a Gnutti vendette un grosso pacco di azioni Telecom (accumulate non si sa quando assieme a Gnutti) a 3,01 euro quando la Pirelli stava comprando a 4,17. Il sospetto è che la differenza, circa 50 milioni di euro, sia successivamente transitata dalla Hopa ai conti di Consorte e Sacchetti in cui appunto sono stati trovati 50 milioni in nero all’estero questo mese, di cui naturalmente nessuno dei principali media ha fatto menzione.

Ci sono due possibili spiegazioni:

Consorte e Sacchetti hanno truffato la societa’ di cui erano a capo per 100 miliardi di vecchie lire intascandoli all’insaputa di tutti. Ma la transazione era ben nota e Unipol stranamente non contesta nulla a loro

Unipol building

Nella Unipol erano tutti d’accordo per dire a Tronchetti Provera di pagare in nero 100 miliardi di lire su conti esteri intestati a Consorte e Sacchetti. Si è mai vista un azienda i cui azionisti rinunciano a 100 miliardi di lire per farli avere in nero al suo amministratore senza motivo apparente ? E chi sono gli azionisti di controllo di Unipol ?

Il 31 luglio 2001 Telecom Italia passa di mano.

Il controllo del gruppo telefonico, allora racchiuso nella società lussemburghese Bell, che controllava un pacchetto strategico di azioni Olivetti (23%), passò dai “capitani coraggiosi” Roberto Colaninno ed Emilio Gnutti alla Pirelli guidata da Marco Tronchetti Provera.

1HOPA

Quel passaggio di quattro anni e mezzo fa, ormai famoso, è da qualche settimana sotto i riflettori dei magistrati di Milano ; cioè da quando Gianpiero Fiorani ha ammesso durante un interrogatorio che tra la fine del 2001 e il corso del 2002 a più riprese la sua banca ha agito da intermediario per trasferire circa 50 milioni di euro dalle casse della bresciana Hopa a quelle personali di Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti.

In realtà, grazie a un rapporto della Guardia di Finanza del settembre 2003, nato in seguito a una verifica fiscale e ora riesumato dai pm che indagano sul caso Antonveneta, è possibile oggi ricostruire precisamente i punti salienti di quel passaggio di proprietà tanto discusso.

L’anomalia che emerge con evidenza è presto detta : alcuni pacchetti di azioni Olivetti non furono venduti direttamente dalla Bell alla Pirelli, come avrebbe voluto la logica, ma transitarono attraverso altre società di comodo come la lussemburghese Gpp International, con lo scopo di distribuire una parte della succosa plusvalenza in arrivo dalle casse dell’acquirente Pirelli su tre soggetti ben precisi : Colaninno, Emilio Gnutti e la Unipol.

TelecomItalia

“Le reali ragioni dell’operazione – scrivono gli uomini della Guardia di Finanza nella loro relazione – sembrano trovare verosimilmente fondamento nell’aver voluto attribuire un profitto a Colaninno, Gnutti e a società a quest’ultimo riconducibili, che altrimenti non sarebbe loro spettato”.

Ma le tre posizioni sono spiegabili in maniera assai diversa tra di loro.

Colaninno fino al 31 luglio 2001 è presidente e amministratore delegato di Telecom Italia, l’uomo della scalata del 1999, ma a suo dire anche il più restio a cedere il timone del gruppo a Tronchetti Provera.
Poiché gli altri soci della Bell e della Hopa sono invece intenzionati a vendere, anche Colaninno deve arrendersi, ma per farsi convincere negozia e ottiene dagli altri soci una succosa buonuscita.
Oltre a rivendere le proprie azioni di Hopa e Fingruppo, Colaninno riesce a ottenere il diritto di comprare personalmente dalla Bell 42 milioni di azioni Olivetti a valori di mercato (2,25 euro) che poi rivende a stretto giro alla Gpp a 4,17 euro, il prezzo poi pagato dalla Pirelli.

In più Colaninno ha già in tasca altri 16 milioni di azioni Olivetti (come è scritto, probabilmente per un errore, nel prospetto dell’aumento di capitale dell’ottobre 2001) derivanti dalla sottoscrizione di piani di stock option della società di Ivrea e da trading sul titolo effettuato dal 1997 in poi.

Dunque, per offrire le dimissioni e dare il via libera alla vendita, il ragioniere di Mantova, attraverso operazioni effettuate il 2 agosto, incassa una plusvalenza di 89 milioni di euro concordata con i suoi compagni di avventura.

In più vende le azioni Olivetti già in suo possesso alla Gpp, incassando altri 66 milioni, a cui bisogna aggiungere la liquidazione delle azioni Hopa (108 milioni circa), Fingruppo (32 milioni) e 15,5 milioni di buonuscita ufficiale dalla Olivetti.

Il “tesoretto” con cui Colaninno esce dalla Telecom ammonta quindi a circa 310 milioni, ma tutti i passaggi sembrano a prima vista giustificabili.

Dal complesso giro di operazioni preliminari alla vendita a Pirelli, Gnutti ottiene per sé e per società a lui riconducibili più di 25 milioni di euro. Anche in questo caso, come per Colaninno, si presuppone che vi fosse l’accordo degli altri soci Bell, che vedono la loro plusvalenza assottigliarsi. Gnutti potrebbe aver richiesto, ma è solo un’ipotesi, un premio consistente per aver trovato l’acquirente (i primi contatti con Tronchetti Provera, come riferisce quest’ultimo alla Guardia di Finanza, sono del maggio 2001 con Federico Imbert della Jp Morgan, consulente di Gnutti) e condotto in prima persona e con successo la trattativa. Certo 25 milioni di premio non sono pochi.

Si arriva così alla Unipol, che con due differenti operazioni vende alla Bell e alla Hopa 48,5 milioni di azioni Olivetti a 3,01 euro incassando da queste due società 145,9 milioni di euro. La provenienza di queste azioni non è chiara ma probabilmente erano titoli non ancora confluiti nella Bell quando quest’ultima nel maggio precedente aveva lanciato un aumento di capitale proprio al prezzo di 3,01 euro.

Come riferiscono le cronache dell’epoca, l’intento era quello di raggruppare nella scatola lussemburghese tutte le azioni Olivetti sparse proprio in vista di un’imminente vendita.

Ciò che non torna è il prezzo : Unipol vende le sue azioni a 3,01 euro quando la Pirelli sta comprando a 4,17.

Il sospetto è che la differenza, circa 50 milioni di euro, sia successivamente transitata dalla Hopa ai conti di Consorte e Sacchetti attraverso le anomale operazioni di Borsa di cui ha parlato Fiorani.

Consorte ha giustificato questo flusso di denaro come consulenza personale per l’affare Telecom e ha promesso al riguardo una memoria difensiva.

Che dovrà essere molto convincente.


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