I CDS (Credit Default Swaps) sottoscritti come paracadute contro il fallimento da società come Bayer, Peugeot Citroen o New York Times, sono saliti venerdì scorso ai massimi assoluti.
L’indice dei bond europei – benchmark del settore – è schizzato per la prima volta sopra la quota di 900 punti base.
Inoltre è in atto una crisi valutaria senza precedenti.
Ha coinvolto quasi tutti : dal peso al won coreano, alla sterlina all’euro con percentuali di variazione giornaliera mai viste prima (e ricordo che a settembre avevo ammonito sul fatto che sarebbe arrivata una tempesta valutaria, figlia di un violento riassestamento della valute dovuto allo smontamento dei diversi carry-trades).
Fino ad ora un solo paese ha svalutato e dato default : l’Islanda (piccolo come paese ma non come debiti bancari).
Questa settimana la Danimarca ha alzato i tassi dello 0.5% e l’Ungheria del 3% per restare in qualche modo agganciate all’ €.
Mosse che hanno creato ancora più paura : l’economia che si sta fermando e si contrae, ma alcuni paesi alzano i tassi per difendere il cambio.
Al contrario, oggi invece la Corea ha tagliato di 75 basis points il costo del denaro, ed allo stesso modo si stanno preparando a tagliere le BCE e la FED.
Quasi tutti i paesi i cui cambi sono saltati (agganciati al $ od all’ €) hanno avuto un percorso simile : alla disperazione alzano i tassi, con i soliti fondi hedge (i pochi ancora in vita) che puntano – ovviamente – al crac dell’Ungheria come fiorino e come bonds (od in alternativa, della Bielorussia o soprattutto dell’Ucraina, che è praticamente considerata già fallita).
L’impressione è che il mercato voglia vedere se tutti gli stati traballanti – in primis l’Ungheria, ma anche Ucraina, Bielorussia e Pakistan – saltano od in qualche modo ce la fanno.
Intanto, Volkswagen + 80% in apertura, mentre tutto il resto del Dax 30 si schianta con percentuali intorno al 10-15%.
Qualcosa nel meccanismo è ridicolo.
