Febbraio 9, 2024 Global Warming, Il Great Reset del WEF
Una filosofia completamente anti-umana.
Terrorismo culturale
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Minestra al pomodoro per vandalizzare i “Girasoli” di Van Gogh, purè di patate per le “Ninfee” di Monet.
In tutto il mondo, opere d’arte di valore inestimabile sono state profanate in nome di un presunto “attivismo climatico“.
Un paio di settimane fa è toccato anche a “Monna Lisa” di Leonardo da Vinci subire il medesimo trattamento.
Questi atti sono un chiaro esempio di terrorismo culturale, non certo manifestazioni pacifiche in nome dell’ecologia.
Protestare pacificamente contro le ingiustizie è un aspetto importante della nostra civiltà.
Le recenti proteste degli agricoltori in Europa sono un buon esempio di obiezione alle politiche tiranniche dell’UE.
Tuttavia, elementi radicali, finanziati da sostenitori che si definiscono “verdi“, stanno portando la nostra società verso una pericolosa deriva, spingendosi oltre i limiti dell’obiezione pacifica.
I bersagli prescelti, tesori culturali insostituibili, non hanno alcuna relazione con la presunta causa ambientale.
La “Gioconda” di Da Vinci, ad esempio, è un simbolo dell’ingegno umano e dell’espressione artistica, non certo delle emissioni di combustibili fossili.
Vandalizzare queste opere è terrorismo culturale.
Purtroppo, i tempi delle giuste cause sostenute con manifestazioni ambientaliste sono finiti.
Oggi questi eco-fascisti protestano contro il consumo di carne e, addirittura, contro il diritto di nascere.
L’uso di automobili, aerei e risorse naturali è off-limits, ovviamente solo per gli altri, non certo per loro.
In tutto il mondo, le associazioni ambientaliste e gli attivisti finanziati con fondi ecologici cercano di bloccare progetti indispensabili per migliorare le condizioni socioeconomiche di miliardi di persone.
Spesso, queste azioni di disturbo hanno obiettivi ideologici comuni con le politiche verdi promosse da istituzioni politiche internazionali come le Nazioni Unite e il WEF.
In Africa, alcuni attivisti per il clima intendono bloccare un oleodotto lungo 895 miglia che proviene dalla regione del Lago Alberta in Uganda e che potrebbe potenzialmente trasportare 216.000 barili al giorno, fornendo lavoro in modo indiretto a oltre 105.000 persone.
In India, vogliono porre fine a decine di progetti per la produzione di idrocarburi in tutto il Paese, iniziative che contribuirebbero direttamente all’indipendenza energetica di un Paese che dipende fortemente dalle importazioni di petrolio.
La povertà rimane una realtà paralizzante per vaste aree dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia.
Miliardi di persone nel mondo fanno ancora i conti con la difficoltà di accedere a acqua pulita, servizi igienici nelle proprie case, combustibili da cucina non inquinanti ed elettricità per 24 ore al giorno.
Solo lo sviluppo di nuove infrastrutture può modificare questo stato di cose, iniettando il capitale necessario per il finanziamento e la creazione di nuovi posti di lavoro e gettando le basi per una futura prosperità.
Impedendo la realizzazione di progetti legati ai combustibili fossili, gli attivisti contraddicono la loro affermazione di volersi preoccupare del futuro economico delle persone, promuovendo di fatto una filosofia completamente anti-umana.