The act of killing (2012)

Gennaio 9, 2025 Film, Storia nascosta

La CIA ha sempre negato il proprio coinvolgimento attivo negli omicidi.
Tuttavia, in seguito è emerso che il governo americano ha fornito ampie liste di comunisti agli squadroni della morte indonesiani.

Veronica Baker


The act of killing

Anwar Congo e i suoi amici si sono fatti strada inizialmente come ballerini di strada, esibendosi in acrobazie con le braccia, imitando scene di gangster da film noir e galoppando attraverso le praterie come cowboy.

I media indonesiani li hanno celebrati e osannati più volte in televisione, ma lui e i suoi amici non sono altro che degli assassini.

Mezzo secolo fa, in Indonesia, si consumava una delle più grandi stragi della storia.
A partire dall’ottobre del 1965, i militari indonesiani, con il sostegno attivo e diretto degli Stati Uniti, massacrarono circa un milione di indonesiani : in maggioranza normali lavoratori dipendenti, sindacalisti e “comunisti”.

La CIA ha sempre negato il proprio coinvolgimento attivo nelle uccisioni.
Tuttavia, in seguito è emerso che il governo americano ha fornito ampie liste di comunisti agli squadroni della morte indonesiani.

Gli autori del massacro sono ancora al governo.

In un’intervista a Berlino con Maurice Herzog, il regista Joshua Oppenheimer ha affermato :

“È stato come se, a mezzo secolo dagli stermini compiuti dai nazisti, fossi ritornato in Germania e avessi trovato gli stessi assassini ancora saldamente al governo“.

Un film non facile da digerire, ma che sicuramente mostra una testimonianza magistrale e agghiacciante sulla “banalità del male“.


The act of killing (2012)


Quando il governo dell’Indonesia fu rovesciato con un colpo di stato dai militari nel 1965, Anwar e i suoi amici passarono dalla vendita di biglietti del cinema contraffatti al mercato nero alla guida dei cosiddetti squadroni della morte, aiutando l’esercito a uccidere più di un milione di presunti “comunisti“, etnie di origine cinese (con una vera e propria “pulizia“) ed intellettuali.

Il tutto in meno di un anno.
Anwar Congo, boia dello squadrone della morte più noto della sua città, ha ucciso centinaia di persone con le sue stesse mani.

Anwar è stato venerato fino alla sua morte (avvenuta nel 2019), essendo stato il fondatore di un’organizzazione paramilitare di estrema destra che si è sviluppata intorno a questo squadrone della morte.

Un’organizzazione così potente che oggi i suoi leader non solo sono diventati ministri del governo indonesiano, ma sono anche felici di vantarsi delle malefatte da loro compiute : corruzione, brogli elettorali e genocidi del “passato“.

The Act of Killing è un film che parla di assassini saliti al potere e della società che hanno costruito.

A differenza dei nazisti o di altri “famosi” autori di genocidi (come ad esempio negli anni ’90 in Ruanda), Anwar e i suoi “compagni” non sono mai stati costretti dalla storia ad ammettere di aver partecipato a dei veri e propri crimini contro l’umanità.

Invece hanno riscritto la loro storia in modo trionfale, diventando modelli di ruolo per milioni di giovani paramilitari indonesiani.

The Act of Killing è un viaggio nei ricordi e nell’immaginazione di coloro che hanno perpetrato questi orribili delitti, offrendo una visione reale di come funziona la mente di questi psicopatici che hanno progettato questi genocidi di massa e aiutando a comprendere il loro modo di pensare.

The Act of Killing è anche una visione da incubo di una cultura dell’impunità spaventosamente banale, in cui degli assassini possono addirittura ridere e scherzare sui crimini contro l’umanità da loro compiuti in talk-show televisivi, celebrando un vero e proprio disastro morale con la facilità e la grazia di un numero di danza in stile Michael Jackson.

D’altra parte, Anwar Congo e i suoi amici all’inizio passavano tutto il loro tempo nelle sale cinematografiche, ritenendosi dei veri e propri “gangster del cinema“.

Non solo controllavano il mercato nero dei biglietti, ma utilizzavano anche i cinema stessi come basi operative per organizzare i crimini più gravi.

The act of killing (2012)
Giustificazioni anche davanti alla tortura ed a brutali omicidi…

Per questo motivo, nel 1965, l’esercito indonesiano li reclutò per formare i cosiddetti “squadroni della morte“.
Avevano una comprovata capacità di violenza e inoltre odiavano i comunisti perché per anni avevano boicottato i film americani, i più popolari (e redditizi) nelle sale cinematografiche da loro controllate.

Anwar e i suoi amici erano infatti dei fan devoti di James Dean, John Wayne e Victor Mature, e modellarono in modo esplicito loro stessi e i loro metodi di omicidio sui loro idoli di Hollywood.
Uscendo dall’ultimo spettacolo di mezzanotte, si sentivano “proprio come gangster usciti dallo schermo“.

In questo stato d’animo “inebriante“, attraversavano la strada fino al loro “ufficio” ed uccidevano la loro quota notturna di prigionieri.

Prendendo a modello le tecniche usate dalla mafia, Anwar preferiva strangolare le sue vittime con un filo di acciaio “per evitare un eccessivo spargimento di sangue“.

In The Act of Killing, Anwar e i suoi amici accettano di raccontare come avvenivano i loro omicidi.

Tuttavia, la loro idea di essere i protagonisti di un film non era quella di fornire una testimonianza, ma semplicemente di recitare come nei film che amavano di più quando facevano i bagarini al cinema.

Anwar e i suoi amici hanno quindi sviluppato le scene come in una fiction sulla loro esperienza omicida, adattata ai loro generi cinematografici preferiti : gangster, western e musical.

Sono stati loro infatti a scrivere le sceneggiature, a interpretare se stessi e le loro vittime.

Ma con il passare dei minuti, la finzione cinematografica diventa sempre più drammatica e il set sempre più “caldo“.

Alcuni degli amici di Anwar iniziano a rendersi conto che “forse” gli omicidi erano “sbagliati“.

Altri invece si preoccupano delle conseguenze future sulla loro immagine pubblica.

I membri più giovani del movimento paramilitare, invece, sostengono che i veterani dovrebbero addirittura “vantarsi” dell’orrore dei massacri, perché è proprio grazie a questi genocidi che loro sono al governo del paese.

Le opinioni iniziano a divergere e l’atmosfera sul set, alla fine, diventa molto tesa.
Anwar Congo e i suoi “amici” iniziano a vacillare nei loro ruoli di attori.

Più drammaticamente, il processo di ripresa catalizzerà un inaspettato viaggio emotivo per Anwar, che passerà dall’arroganza al rimpianto per ciò che ha fatto da giovane, mentre si troverà ad affrontare, per la prima volta, le piene implicazioni delle sue azioni.



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