Un fondo di verità

Febbraio 16, 2005 Identità di genere


Un fondo di verità

Questo post che sto per scrivere sarà molto polemico e ricco di espressioni colorite, che non uso praticamente mai.

Ma non riesco più a stare zitta.
Per questo motivo, almeno in questo blog, voglio sfogarmi un po’.
Per dirla in gergo, voglio togliermi dei sassolini dalle scarpe.

Spesso ci si lamenta delle discriminazioni, dei pensieri maligni, cattivi, del fatto di essere considerate solo delle macchine per fare sesso, delle bambole gonfiabili usa e getta.


Un fondo di verità


Storie di strani amori, impossibili, di favole che poi si tramutano in triste realtà e si concludono nel solito modo.

Ma,ehm,ehm…siamo proprio sicure che non ce la andiamo un po’, globalmente, a cercare ?

Negli ultimi giorni ho scoperto che gli interventi più apprezzati e i comportamenti più diffusi tra le persone T* che dicono di vivere una vita normale sono :

L’elogio di una transessuale disinibita che ha come hobby quello di prendere il numero di piselli maggiore possibile, in aggiunta alla sua professione (il mestiere più antico del mondo, che sballo !).

La sua amica, desiderosa di imparare da lei, frequenta una famosa discoteca di Roma (con l’intento di ricevere lezioni private).

La presidente di una famosa associazione nazionale che, oltre alla sua professione, arrotondava la sera allo scopo di conoscere meglio l’universo maschile (ehm, ehm).

Un’altra T* che, sempre per prova, pubblica per diversi mesi un annuncio su un famoso portale di incontri a sfondo sessuale, allo scopo anche qui di “vedere se e quanto potrei attrarre” (e chi ci crede).

Un’altra T* che, sfiduciata dalla ricerca del grande amore introvabile, ha deciso di andare a battere, quantomeno per arrotondare.

Un’altra ancora che non è direttamente coinvolta in giri di questo genere (e che è vittima di una situazione per certi versi surreale), ma che ha il domicilio personale in condivisione con quello di un’amica (che afferma di essere stata particolarmente sfortunata fino a questo momento e di avere un credito nei confronti della vita), facilmente rintracciabile su qualsiasi portale di incontri a luci rosse, e che incontra i suoi clienti a casa sua.


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A questo punto, vorrei esporre le seguenti considerazioni personali :

Non mi considero affatto una talebana e non ho ovviamente nulla in contrario contro chi esercita tale professione.
Però, senza alcun dubbio, mi sento di affermare che c’è una grande differenza fra chi è realmente costretto per i motivi più disparati (essere buttati fuori di casa, la mancanza di una adeguata cultura che ti possa permettere di aspirare a un’esistenza decente, e qualunque altro motivo che abbia a che fare con discriminazioni di qualsiasi tipo) e chi adduce motivi ben più frivoli.

Spesso ho pensato a quale sarebbe stato il mio futuro se non fossi nata in Italia, se non avessi avuto la cultura che ho appreso e se non avessi potuto imparare una professione.
Ne ho dedotto che molto probabilmente, anzi sicuramente, anche io sarei finita nella stessa situazione.
Questo, però, è un discorso molto diverso.

Un conto è vivere in un paese sudamericano e trovarsi nella prima adolescenza sulla strada, dovendo scappare di casa per poter avere il proprio aspetto esteriore come ci si sente di essere, e non dover convivere con un corpo che non si sente proprio.

Ci si lamenta dell’opinione dei mass media e dell’equazione trans=puttana, e poi si fa di tutto per alimentare questo binomio.
Ma attenzione.
Il problema non è tanto per le antesignane italiane, che anche loro sono state costrette dai tempi difficili.
Francamente, mi è sembrata molto squallida l’argomentazione dello schifo nei confronti degli uomini e del loro gretto modo di pensare.
Perché, in fin dei conti, comportandoti in questo modo ti sei abbassata al loro livello.

Se, al contrario, la motivazione fosse stata, per esempio, il solo scopo di ottenere piacere personale andando in un privé, la cosa sarebbe, sotto certi punti di vista (non è il mio parere, ma non conta in questo caso) anche condivisibile.
È la giustificazione data che è raggelante, soprattutto considerando la persona e il ruolo che ricopre (anche alla luce di altri interventi di stampo moralistico fatti da lei).

Le giustificazioni riguardo alle discriminazioni subite dalle persone T* sono reali e sotto gli occhi di tutte noi.
Però, appunto per questo, dovrebbe essere tenuto da chi ci rappresenta un codice etico di comportamento.

Insomma, si tratta di combattere per un ideale, per delle conquiste, dando però il buon esempio.
Altrimenti si cade nel gioco di chi ci usa e ci butta via, perché prestiamo il fianco a giudizi di questo tipo. Insomma, anche per noi vale il detto “vizi privati e pubbliche virtù“.

È vero solo in parte che l’unica strada per vivere per una T* sia quella di prostituirsi : purtroppo devo concordare che le difficoltà per noi sono, usando una scala di valore adeguata, 500 volte superiori rispetto a un uomo di pari valore e 100 volte rispetto a una donna genetica.

Però è sicuramente possibile lottare per ottenere qualcosa di diverso da questa prospettiva.
Le pari opportunità non si ottengono solo e soltanto manifestando in cortei pittoreschi, ma anche e soprattutto cercando di mostrare le proprie capacità e doti lavorative alla gente comune.

Altrimenti mi viene il dubbio, anzi ne sono certo, che la frase iniziale sia, in fondo, solo un’espressione di comodo, che non ci sia la reale intenzione di non farlo, che sia la via più semplice e più redditizia nel breve periodo.
Se parli pubblicamente di fellatio e di altre prestazioni sessuali, è chiaro che l’idea che la gente si farà di te sarà quella di una puttana, sicuramente con una base culturale ed impegnata politicamente, ma sempre una puttana.

Se invece ti impegnerai con tutte le tue forze a creare dal nulla qualcosa nel lavoro e/o nel sociale, specie in ambiti totalmente inusuali, il risultato sarà diverso.
Mi risulta che in diversi Stati del mondo (USA, Regno Unito, Germania, Svizzera e Brasile, sicuramente, e ho conoscenze personali al riguardo, ma gli esempi sarebbero davvero tanti) questo accada già.

Quando ho provato a esprimere questo mio pensiero, mi sono piovute addosso numerosissime critiche di ogni tipo, soprattutto quando ho affermato che bisognerebbe cercare di impegnarsi anche al di fuori di movimenti e associazioni politiche.
È stato un putiferio.
Non è possibile, c’è sempre bisogno di un referente politico che ci difenda.

Ma ce l’abbiamo una testa per pensare e una bocca per parlare ?
Quando lo capiranno una buona volta che non è la politica l’ancora di salvataggio, ma le persone e, soprattutto, il loro modo di pensare ?

Io non ho ancora la totale sicurezza riguardo al mio futuro prossimo o a lungo termine.
Ma, dato che nel corso della mia vita ho imparato qualcosa su me stesso, posso sicuramente dire a testa alta che, se la mia transizione andrà avanti (e tutto, ogni giorno che passa, mi fa pensare che sarà così), mi impegnerò a darmi da fare per la causa, ma a modo mio, quindi diametralmente opposto a tutto ciò che è stato fatto e che viene fatto fino ad ora.

Pertanto, la prima cosa che dovrò ottenere sarà avere dei buoni risultati nel mio ambito lavorativo, tradizionalmente molto ostico nei confronti di tematiche di questo genere.
Il blog che aggiorno periodicamente ha solo ed esclusivamente questa finalità, e nulla di più.

Non mi interessa farmi pubblicità, ottenere qualcosa in cambio o trarne lucro, né ora né in futuro (anche se, a dire il vero, l’idea di poter gestire un portale o un sito professionale con un team di persone T* capaci e valide mi stimolerebbe molto).

Giudicando il numero dei contatti che sto avendo, noto inoltre che c’è molta curiosità nei confronti della persona che scrive gli articoli, spesso molto tecnici e difficili da comprendere, sia per gli argomenti trattati, sia per il grado di profondità.

Per raggiungere gli obiettivi più difficili, solitamente bisogna soffrire, e non poco.
Perciò mi infastidiscono molto quelli e quelle che mi dicono che in questo momento mi trovo in una situazione privilegiata, solo perché vedono quello che sto costruendo piano piano (mi hanno già detto diverse volte che sarei saltata per aria nel giro di poco tempo, e invece la mia posizione migliora sempre, nonostante il terribile choc dell’anno scorso quando ho avuto consapevolezza totale della mia disforia).

Eh no, mi spiace, ma ci sono anni di lavoro, tutti i giorni, costantemente, dalle 10 alle 12 ore; e alla lunga, lavorando sodo, i risultati si ottengono.
Gli inizi sono sempre difficili per tutti e i problemi sono il pane quotidiano per tutti e tutte noi (e per me non finiranno qui, anzi).

Se vorrò avere una vita pubblica, sarà inevitabile dare un’immagine di normalità e, di conseguenza, di passabilità. Per cui sarà inevitabile il ricorso a vari ritocchi, anche di chirurgia estetica, cosa che, oltre al risultato finale, indubbiamente soddisfacente dal punto di vista personale, comporterà dei costi, sia in termini economici che in termini di sacrifici personali.
È altrettanto evidente che se ho preso una posizione così drastica e netta rispetto alla quasi totalità delle T*, significa che non si tratta solo di pensiero, ma che posso camminare a testa alta perché nessuno può contestare quello che dico concettualmente e, soprattutto, perché in passato ho già vissuto seguendo questi miei principi.

Credete che sia stato facile a 20 anni rinunciare a un’esistenza spensierata e tranquilla, fatta di divertimenti e di compagnie di amici, e passare improvvisamente a contatto con un ambiente di sofferenza e di emarginazione come quello delle T* ?

Rinunciare a tutti i divertimenti e a tutti i propri soldi per poter aiutare la persona a cui tenete di più a uscire da una vita che non sentiva sua e da cui però non pensava di poterne uscire mai ?

Lei ha rinunciato a una vita fatta di discoteche, abiti firmati, borse griffate e forti somme di denaro guadagnate per andare a vivere per diversi anni in un tugurio a Milano, in un palazzo fatiscente al quarto piano senza ascensore (così, quando facevi la spesa, sicuramente ti allenavi e mantenevi la linea), senza riscaldamento centralizzato e con una finestra piccola.

Talvolta non aveva nemmeno abbastanza denaro per arrivare a fine settimana.

Vorrei sapere quante di quelle che ho citato nella lista iniziale avrebbero il coraggio di fare una cosa del genere.
Nessuna, credo.

E vorrei vedere quanti di loro (io allora ero tale) avrebbero o hanno il coraggio di avere una relazione con lei alla luce del sole in qualsiasi ambito.

Senza contare che avevo vent’anni e solitamente a questa età si pensa ad altro, mentre io dedicavo tutto il mio tempo libero al raggiungimento dello scopo che mi ero prefissata.
Occorre avere coraggio e tirar fuori le palle.

Le premesse dette fino ad ora sono state le basi per forgiare il mio carattere e farmi capire cosa è realmente importante.

È altrettanto evidente che, dopo averle conosciute tutte, si finisce per vedere il mondo in maniera molto diversa, molto più obiettiva e molto più pacata. Perché, in fondo, è la storia della mia vita.

Quindi, dopo averne viste di tutti i colori, diventa tutto più semplice, anche capire la fredda logica che sta dietro a determinati movimenti nel mercato finanziario o analizzare il comportamento psicologico di una persona.

Ecco, questo è ciò che volevo dire questa sera e che desideravo esternare da molto tempo.
Finalmente ci sono riuscita.


Veronica