Ottobre 18, 2023 Storia nascosta, Totalitarismo
In effetti, esiste un precedente storico per un simile scenario.
Una nuova Pearl Harbour in arrivo ?
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Lo scorso 7 ottobre il mondo ha assistito al lancio dell’Operazione Al-Asqa Flood, la più grande incursione militare all’interno dello Stato di Israele dai tempi della Guerra d’Ottobre del 1973, di cui ricorreva il 50° anniversario solamente un giorno prima, da parte delle Brigate Al-Qassam, l’ala militare del movimento Hamas.
Sebbene sia stata lodata da più parti come una legittima risposta militare all’occupazione israeliana, in molti non hanno potuto fare a meno di chiedersi come Israele, uno stato che possiede attrezzature di sorveglianza all’avanguardia e che riceve finanziamenti annuali dagli Stati Uniti per un ammontare di miliardi di dollari, abbia potuto essere apparentemente “colta di sorpresa” da gruppi militanti palestinesi in una misura così devastante.
I sospetti sono ulteriormente aumentati quando è emerso che l’Universal Paralello, un evento di musica elettronica che si teneva al confine con Gaza e che è finito al centro dell’attenzione mediatica mondiale in seguito all’incursione palestinese, aveva cambiato sede solo due giorni prima, a causa del crollo di un locale nel sud di Israele, vicino al confine con l’Egitto.
L’idea che non ci fossero seri problemi di assicurazione o di sicurezza per l’organizzazione di un festival musicale in una località dove solo l’estate scorsa si erano verificati violenti scontri tra le Brigate Al-Quds e le forze israeliane è semplicemente impensabile.
Meno di 48 ore dopo l’inizio dell’Operazione Al-Asqa Flood, l’Associated Press ha pubblicato un rapporto in cui un funzionario dell’intelligence egiziana, non identificato, affermava che Il Cairo aveva ripetutamente avvertito Tel Aviv dell’imminenza di un’escalation.
Avvertimenti che, apparentemente, non sono stati ascoltati.
Due notizie distinte di venerdì, una del New York Times e l’altra della CNN, che descrivono gli avvertimenti dati da alcuni funzionari dell’intelligence statunitense ad Israele nei giorni precedenti gli attacchi, secondo cui Hamas stava preparando un’operazione su larga scala, sembrano confermare l’idea che Israele fosse a conoscenza di ciò che stava per accadere.
A questo punto, la prima domanda che viene in mente è : quale sarebbe stato il vantaggio di Israele nel permettere un attacco così devastante ?
Salvare la carriera politica di Benjamin Netanyahu, attualmente coinvolto in uno scandalo di corruzione, sembra un’ipotesi senza alcun fondamento, soprattutto alla luce dei sondaggi d’opinione successivi all’alluvione di Al-Asqa, che sembrano indicare un esito completamente opposto.
L’operazione Al-Asqa sembra invece avere forti prove a sostegno dell’ipotesi che sia stata utilizzata come pretesto per effettuare la pulizia etnica di Gaza, con il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant che ha annunciato un assedio completo alla Striscia di Gaza dopo gli attacchi, tagliando le forniture di cibo, acqua ed elettricità e descrivendo i combattenti nemici come “animali umani“.
Un linguaggio e un comportamento che non potrebbero essere descritti se non come un genocidio.
In effetti, un simile scenario era stato previsto già a marzo di quest’anno dal ministro israeliano Orit Strock, che ha ammesso : “Comporterebbe molte vittime“.
Un’altra teoria è che l’alluvione di Al-Asqa e il conseguente attacco israeliano a Gaza saranno usati come catalizzatori per una guerra più ampia con l’Iran, acerrimo rivale di Israele e avversario di lunga data dello Stato ebraico, sin dalla Rivoluzione islamica del 1979, quando l’Ayatollah Khomeini salì al potere.
In effetti, giovedì, in sordina rispetto alla copertura mediatica delle attuali ostilità, sono stati lanciati attacchi aerei israeliani contro gli aeroporti di Damasco e Aleppo.
La Siria è un alleato chiave della regione per l’Iran, con Teheran e Hezbollah che sono venuti in aiuto della Repubblica araba per contrastare l’operazione di cambio di regime guidata dagli Stati Uniti ormai più di dieci anni fa, in cui Israele stesso ha giocato un ruolo chiave.
Nonostante le ampie capacità militari dello Stato ebraico, tuttavia, Israele si troverebbe senza dubbio ad affrontare una situazione difficile in un confronto militare diretto con Iran, Siria e Hezbollah.
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Con una distanza di oltre 1.000 km tra Israele e l’Iran, lanciare attacchi aerei contro la Repubblica Islamica, dovendo attraversare i cieli ostili della Siria e dell’Iraq, si rivelerebbe un’impresa quasi impossibile senza l’assistenza degli Stati Uniti e dei suoi alleati.
Ciò porta a una cupa possibilità : un attacco deliberatamente provocato o inscenato contro le forze americane, volto a galvanizzare il sostegno degli Stati Uniti per l’ingresso in quello che potrebbe rapidamente diventare un conflitto globale.
In effetti, esiste un precedente storico per un simile scenario.
Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939, la Francia fu sopraffatta dalla Germania nel giro di nove mesi, lasciando la Gran Bretagna isolata e in una situazione pericolosa.
Negli Stati Uniti, tuttavia, non esisteva alcun sostegno popolare per l’ingresso in quella che era ampiamente considerata dall’opinione pubblica come una guerra civile europea.
Le cose sarebbero cambiate radicalmente il 7 dicembre 1941, quando le forze imperiali giapponesi, in risposta all’embargo commerciale imposto dagli Stati Uniti, lanciarono un attacco devastante alla base navale statunitense di Pearl Harbor, nelle Hawaii.
Il giorno successivo, Washington avrebbe dichiarato ufficialmente il suo ingresso nel conflitto.
In seguito sarebbero emerse prove inconfutabili che, analogamente agli attacchi “a sorpresa” di sabato scorso contro lo Stato israeliano, i funzionari dei servizi segreti britannici e statunitensi erano a conoscenza dell’imminente attacco alla flotta americana del Pacifico.
Ora, con il dispiegamento provocatorio di cacciatorpediniere statunitensi e britannici nel Mediterraneo, nel bel mezzo delle attuali ostilità, il recente rafforzamento delle truppe statunitensi nel Golfo Persico e la (lunghissima) storia del coinvolgimento di Israele in operazioni “false flag” volte a istigare una risposta militare statunitense, dalla USS Liberty all’11 settembre, sembra che si stia preparando la scena per un attacco deliberatamente provocato o inscenato contro le forze statunitensi nella regione, con l’obiettivo di attirare Washington in un conflitto più ampio con l’Iran, le cui conseguenze sarebbero catastrofiche.