Una pregunta

Agosto 3, 2008 Il lato oscuro degli scacchi, Memorie dal sottoscala


Una pregunta

“Ma che cazzo pretendi, i tizi dello Scacco Matto Como hanno avuto tutto il diritto di prenderti per il culo, sono della buonissima gente, dei miei amici.

E tu, che sei una persona intelligente, dovevi aspettarti che avresti avuto dei casini di qualsiasi tipo, e per di più mi sembra che pretendi a questo punto troppo, per esempio a me non interessa se sei […], ma che vuoi, addirittura anche di essere rispettata”.

Luca Donadi, ex presidente del Tal e “tutore della legge”.

Purtroppo queste parole sono state effettivamente pronunciate.
Non è stato piacevole ascoltarle, anche se ho preferito non replicare e fare finta di non capire.

Sarebbe stato meglio il silenzio ? Forse.
Ma, dato che negli ultimi giorni sono sorte discussioni sulla comunicazione e sul rispetto reciproco, voglio dire la mia, scrivendolo come faccio sempre, perché il mio progetto è comunicare sempre e comunque, non dividere.

Nella mia vita non mi sono mai lamentata, pagando talvolta un prezzo molto alto.

Ma ho sempre pensato che, in ogni situazione, anche la più difficile, bisognerebbe cercare di affrontare le cose a viso aperto e trovare una soluzione, anche a costo di subire di tutto e di più.
L’impegno e il duro lavoro alla lunga pagano, soprattutto se accompagnati da un po’ di sano spirito di sacrificio.

E mi si può dire di tutto, salvo che non sia una persona realista.

Mi erano state fatte delle previsioni apocalittiche sulla mia persona che, fortunatamente, sono riuscita a smentire.

Ma non credo sia molto corretto fare delle affermazioni a vanvera senza conoscere nulla o quasi della situazione e con un’infarinatura (oserei dire 100 milioni di c…ate, come una celebre trasmissione del molleggiato nazionale) probabilmente ottenuta leggendo la sottocultura dei nostri massmedia.


Una pregunta


Ma non solo lo ignoro, bensì, soprattutto, continuo a lavorare per il bene comune, quindi compreso chi ha pronunciato la frase citata all’inizio.

Ecco perché ho messo nero su bianco ciò che vorrei fare per lo sviluppo del nostro circolo.
Un giorno non si potrà mai dire che ho detto una cosa e poi ne ho fatta un’altra.

Compresi i progetti e le cose in cui ho promesso di impegnarmi.
Questo è il modo in cui vivo la mia vita quotidiana e che non intendo cambiare.


scribe writing night


Verba volant, scripta manent.

Inoltre, voglio ringraziare pubblicamente tutti coloro che leggono più o meno frequentemente questo blog (e sono davvero molti, non immaginavo che il numero fosse così alto).
È un segno di grande stima nei miei confronti e, naturalmente, uno sprone ad andare avanti con questo progetto.

Vorrei poi puntualizzare alcune cose.
Parto da una frase che mi ha molto colpito e che sintetizza esattamente il mio pensiero.

“Ciò che negli anni ha distinto Lentate dagli altri sodalizi è che la maggior parte dei soci ha prima trovato un ambiente favorevole alla socialità, alla solidarietà, al divertimento e, usiamo una parola grossa, alla fratellanza.

Tutti si sono sentiti parte di un tutto, frequentare il circolo è sempre stato un’estensione del proprio “io” ; il circolo è di tutti e quindi anche “mio”.

Parole sacrosante che hanno riassunto il mio pensiero, pur essendo arrivata da pochi mesi.
Ciò ha indubbiamente pagato nel corso degli anni, contribuendo a creare un ambiente particolare.


vanda


Infatti, dall’archivio del Tal mi sono permessa di fare un copia e incolla di questo racconto che, a mio avviso, sintetizza esattamente il tipo di ambiente che si è trovato (almeno fino a ora) e lo spirito che ha animato il gruppo.


Meraviglia


“Già, gli scacchi. L’immagine di questo gioco è negativa.

La prima scena che viene in mente quando si pensa agli scacchi è quella di un gruppo di persone, poche, sedute ai due lati di un tavolo : si reggono la testa tra le mani, guardano tristemente i pezzi di legno e ogni tanto ne spostano uno. Una noia mortale, un passatempo per secchioni occhialuti.

Negli ultimi anni abbiamo combattuto una sorta di crociata contro tutto ciò.
Il nostro circolo si distingue per l’atmosfera goliardica che predomina, dove le persone vengono prima delle teorie sulle aperture.

Quando pensate al Circolo Tal di Lentate, non immaginate un polveroso deposito di cariatidi in stato catatonico davanti a una fila di pedoni.
Pensate piuttosto a un gruppo di amici che si diverte.

Credo che sia uno dei pochi circoli dove potete entrare alle nove di sera e uscirne alle tre del mattino senza aver giocato una sola partita, ma avendo abbondantemente goduto della compagnia.

Ehi, si gioca anche a scacchi, no ?”

Fra l’altro, questo è anche uno dei motivi per cui, nell’ultimo periodo, ho deciso di partecipare molto saltuariamente all’attività scacchistica sociale, preferendo le serate di dialogo al circolo.

Per ricordare che lo si può frequentare solamente per giocare e poi andare via, ma anche perché si vogliono rivedere o salutare vecchi amici e trascorrere una serata in compagnia.

Questo è e deve essere il nostro ambiente, ciò che ci deve contraddistinguere dagli altri.

Perché, dunque, stiamo facendo di tutto per andare contro a questi propositi ?
A che pro ?
Forse dovremmo ricordarci il nome completo del nostro sodalizio.

Indubbiamente ci sono dei problemi di comunicazione che devono essere risolti al più presto.
Altrimenti, il problema rischia di ingigantirsi sempre di più.

A questo proposito, ho deciso di rendere gradualmente “pubblica” una vicenda (anzi le vicende, anche se indubbiamente una è la madre di tutte le battaglie) che mi riguarda direttamente e che può essere inserita nella tematica dell’incomunicabilità.


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I fatti raccontati (con tanto di nomi e cognomi) sono purtroppo tutti veri.

Cerchiamo di non perseverare negli stessi errori, perché il risveglio potrebbe essere molto brusco.


Veronica