Settembre 14, 2011 EcoAnemia
Uno sguardo oltreconfine
La crisi dell’euro e il conseguente rafforzamento del franco stanno gettando le prime ombre sul mercato del lavoro svizzero, in generale, e su quello ticinese in particolare.
A livello nazionale il barometro dell’impiego Manpower presenta per il quarto trimestre una stagnazione rispetto ai tre mesi precedenti, ma un calo di 6 punti percentuali in relazione al 2010.
Per il sud delle Alpi la flessione trimestrale è addirittura del 20%.
L’indice calcolato con ritmo trimestrale dall’agenzia di intermediazione di occupazioni temporanee mostra la differenza tra datori di lavoro che si aspettano un incremento del personale rispetto ai tre mesi precedenti e quelli che prevedono una riduzione.
Per il quarto trimestre di quest’anno la “previsione netta sull’occupazione”, in dati destagionalizzati, è positiva nella misura di 7 punti percentuali, un dato invariato rispetto al periodo luglio-settembre, ma sensibilmente inferiore al +13% di un anno fa.
Tre svizzeri su quattro sarebbero favorevoli ad aumentare il tempo di lavoro da 40 a 42 ore settimanali: il 15% direbbe “sì” senza porre condizioni, mentre il 59% è d’accordo solo a patto che i dirigenti riducano i loro bonus e dividendi.
Altre notizie che fanno decisamente mediatare, soprattutto se paragonate alle discussioni che sentiamo da noi oltreconfine e che danno l’idea della gelata sull’economia reale – ed i conseguenti disordini sociali – che verranno se da noi non si svegliano.
E che sia in corso una guerra finanziaria europea lo dimostrano i contenziosi fiscali europei e quelli americani :
Gli accordi fiscali bilaterali che la Confederazione ha concluso in agosto con la Germania e la Gran Bretagna stanno creando una certa tensione in seno all’Ue. Secondo il Lussemburgo, essi dovranno condurre alla rinegoziazione delle regole sulla fiscalità del risparmio.
Anonimato. Il progetto Rubik separa il reddito e gli utili dal capitale. Introduce un’imposta alla fonte da versare agli stati esteri rispettando l’anonimato dei detentori stranieri di conti in Svizzera (NB, per la cronaca c’è già ma verrebbe aumentata).
Protezione. Secondo i promotori, preservando la sfera privata del cliente questa strategia avrebbe anche l’effetto di proteggere i collaboratori delle banche straniere in Svizzera da eventuali procedimenti giudiziari intentati da stati esteri.
Fughe evitate. La garanzia dell’anonimato permetterebbe di evitare che i detentori stranieri di conti gestiti da banche svizzere portino i loro beni altrove (NB.: Singapore, HongKong sono i nemici)
Germania e Gran Bretagna hanno concluso un accordo con la Svizzera.
Austria e Grecia hanno manifestato il loro interesse.
La Francia ha ufficialmente declinato l’offerta delle banche svizzere. Per Parigi, la trasparenza deve avere la priorità.
La Norvegia ha espresso dubbi sulla legalizzazione di conti segreti e afferma di non essere intenzionata ad avviare trattative con la Svizzera.
Il Belgio ha dichiarato che per il momento non ha contatti in merito con la Svizzera.
(e l’Italia ? Tranquì, stanno discutendo dietro le quinte, questa è solo una mia battuta però)
Sempre molti previdenti gli svizzeri quando si parla di grano, non c’è che dire.
Vuoi risolvere un contenzioso ?
Hai paura del tuo paese ?
La parolina magica che ti rispondono sempre è quella : Cash ?
How much ?
Notare che anche in questo caso gli europei vanno ciascuno per la propria strada, soprattutto i tedeschi che predicano bene e razzolano sempre male, mah.
E gli americani ? Fanno i duri e puri :
Nuove concessioni in vista in materia di segreto bancario : Berna è disposta a fornire a Washington informazioni riguardo a gruppi di contribuenti sospettati di evasione fiscale anche senza che siano forniti nomi e indirizzi.
Basterà far valere un semplice “modello di comportamento”. È quanto si legge in un breve rapporto governativo pubblicato oggi sul “Foglio federale”.
E’ sempre molto utile guardare cosa succede a pochi km di distanza, apre di molto la mente sapere che fanno quelli che davvero i quattrini ce li hanno.
Ed infatti in tutti i portali bancari ormai oltre alle lingue ufficiali c’è sempre la traduzione in cirillico ed in cinese, mentre non gradiscono – ma solo in apparenza – capitali provenienti dai paesi arabi.