Vinyan (2008)

Gennaio 29, 2025 Film

Non conosco nessun altro lavoro che, in modo così tagliente, ponga al centro delle nostre strutture sociali un aspetto completamente ignoto e, al contempo, così importante.

Veronica Baker


Vinyan (2008)

Appena Vinyan si apre, è come se ci si perdesse in un mondo differente.

In effetti, è come essere immersi in una rappresentazione della Thailandia come una metropoli vivace e, al contempo, malavitosa: i mercati affollati, i club e i bar più malfamati, tinti di sgargianti luci rosse e verdi, dove il dialogo è sovrastato dalla musica ad alto volume, il labirinto di vicoli e strade secondarie.

Ed è in questo contesto che vive una coppia benestante, Jeanne e Paul, che ha perso il figlio Joshua nello tsunami del Natale del 2004.

Sei mesi dopo, sempre in Thailandia, la coppia assiste casualmente a un filmato di una raccolta fondi per un orfanotrofio situato in un’area ristretta (accessibile solo via barca) legata a un’organizzazione militare che contrabbanda ragazze da “piazzare” poi nello stato confinante del Myanmar.

Jeanne nota una figura vaga in lontananza che crede essere suo figlio Josh, e convince Paul a contattare il capo dell’organizzazione militare e a noleggiare una delle sue barche per una tariffa “una tantum” esorbitante.

Vinyan
Vinyan (2008). Il film raggiunge un finale estremamente enigmatico…

Portata inizialmente su un’isola popolata esclusivamente da orfani maschi che lanciano palloncini di notte per allontanare gli spiriti vinici, la coppia francese viene poi ulteriormente ingannata e condotta su un’isola disabitata, dove, esaurite ormai le loro risorse finanziarie, finisce in un’altra regione di orfani maschi abbandonati.

Il film ha un finale estremamente enigmatico in cui non viene mai spiegato nulla riguardo alla loro identità.

Tuttavia, alla fine del film, si comprende subito un concetto fondamentale.
L’amore di una madre per un figlio è sempre e incondizionatamente più forte dell’amore per il proprio uomo.

Per lei, infatti, non importa se il bambino “proposto” o “offerto” è il “suo” o no.
Per il padre, invece, è un fattore decisivo (“It’s not him, it’s not him“).

Il marito non supera la prova e muore.

Per tutti quei bambini maschi che l’hanno ucciso, invece, la prova da superare sarà ancora quella di non considerare il proprio figlio una proprietà, ma di considerare tutti i bambini come propri.

Questo film, nonostante la difficoltà di cogliere il messaggio finale, è un vero capolavoro.
Non conosco nessun altro lavoro che affronti in modo così tagliente un aspetto completamente ignoto e, allo stesso tempo, così importante al centro delle nostre strutture sociali.



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