Gennaio 22, 2025 Il lato oscuro degli scacchi, Memorie dal sottoscala
L’unico fascino del passato è che è passato.
Era tanto tempo fa…
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Navigando in rete mi sono imbattuta casualmente in un articolo che ha destato immediatamente la mia attenzione.
Era il 30 settembre 2013 quando il portale Soloscacchi ha pubblicato senza contattarmi in precedenza un mio articolo del 3 luglio 2007.
Un fatto che mi era ignoto fino a ieri.
Hanno semplicemente cambiato il titolo (Ricordo di un ragazzo dolce) e aggiunto un nickname.
Era come se facessi in qualche modo parte della redazione.
Ma non è mai stato così.
Nel 2009 avevo semplicemente scambiato un paio di brevi messaggi con Martin, uno dei redattori, al quale avevo fornito esclusivamente il link all’articolo del 2007 presente sul mio sito internet.
Nessuno della redazione può affermare di non essere a conoscenza di questo fatto.
Infatti, il giorno successivo alla pubblicazione del post, l’allora direttore responsabile Roberto Messa (editore del medesimo sito internet) si affrettò a precisare, con la “pedanteria del cronista“, che i fatti raccontati nell’articolo si riferiscono all’anno 2003.
È stata solo una disattenzione ?
Non penso proprio…
Ovviamente un articolo di 17 anni fa (fra l’altro stilisticamente mediocre) non può essere protetto da alcun copyright.
Questa “scoperta”, però, mi ha fatto riflettere su un capitolo della mia vita ormai definitivamente chiuso.
Sono passati diciassette anni esatti dal momento in cui ho abbandonato completamente quest’ambiente, che per me era malsano.
Una battaglia inutile
Avrei ben presto combattuto una battaglia inutile.
Questo è ciò che successe quando decisi di provare a tornare a calcare l’ambiente scacchistico.
Ovviamente, immaginavo di scatenare un putiferio.
Ma volevo solo capire che aria tirasse.
Non avevo ancora compreso appieno la sua totale insalubrità e malsanità.
La prima cosa che provarono a fare ?
Isolarmi immediatamente dal gruppo di cui in passato avevo fatto parte.
A questo punto avrei dovuto lasciar perdere e passare oltre.
Almeno, oggi reagirei esattamente in questo modo.
Anzi, non avrei nemmeno provato a inserirmi di nuovo nell’ambiente.
Allora ero ancora molto ingenua nei confronti del mondo e della vita.
Una triste esperienza ?
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Indubbiamente il mobbing che ho subito per diversi anni in questo ambiente non è stato affatto piacevole.
Tutti hanno sempre negato.
Anche l’indifendibile.
Anche quando venivano portate sistematicamente, mancavano le prove.
Ci sono anche ricordi piacevoli ?
Certo, indubbiamente.
Tutti coloro che ho conosciuto nel corso della mia vita hanno contribuito alla mia crescita.
Nessuno escluso.
Sia nel bene che nel male.
Ma per la stragrande maggioranza degli scacchisti, confrontarsi con me significava dover affrontare la parte oscura che invece vogliono a tutti i costi sopprimere.
E di cui avevano davvero tanta paura.
Ecco il motivo del loro mobbing.
Dei loro atteggiamenti di intolleranza.
Della mancanza di dialogo, del muro contro muro.
Serenità e leggerezza
In passato ho lottato aspramente.
All’epoca mi sembrava fosse importante.
Oggi invece lo considero il più grande errore che avessi mai potuto commettere.
Non certo perché sbagliavo dal punto di vista concettuale.
Anzi, da questo punto di vista avevo pienamente ragione.
Ma lottare contro i mulini a vento per vanagloria non è mai una scelta saggia.
Si arriva, come invariabilmente succede in queste situazioni, a un muro contro muro.
Non c’è quindi da stupirsi che, dopo averci riflettuto a lungo, abbia deciso di voltare pagina.
Cancellare un periodo indubbiamente pieno di vittorie e soddisfazioni.
Che però, alla fin fine, avevano solo un valore effimero.
Un errore gravissimo
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Allora avevo focalizzato la mia attenzione soprattutto sull’intolleranza e sulla mancanza di dialogo.
Successivamente, però, ho realizzato che nella gente si sono sedimentati taluni pregiudizi.
Non necessariamente lesivi.
Ma pur sempre veicolati culturalmente.
Sia che siano portati da un altruismo superstizioso (meglio) o da una compassione sprezzante (peggio), restano comunque sempre in quell’oscillazione che va dalla tolleranza all’intolleranza.
È come se ci fosse per forza, e a tutti i costi, un problema nei confronti del quale bisognerebbe necessariamente porsi in una qualche modalità.
E, in più, si finisce per dover affrontare un muro di giudizi altrui.
Inopportuni e arbitrari.
Uno stare tra l’incudine e il martello.
Senza peraltro aver arrecato danno a nessuno.
In realtà avevo erroneamente dato un valore troppo elevato alle mie soddisfazioni in ambito sociale.
Le consideravo un modo per recuperare la mia dignità umana, che in quel momento mi era stata messa in dubbio in modo pregiudiziale.
Un errore gravissimo.
Perché in questo modo avevo represso la mia essenza più profonda.
E ben presto avrei dovuto pagare il dazio per questa palese forzatura di me stessa.
Come sono cambiata da allora !
Ora è diverso, dato che di fatto sono diventata un personaggio pubblico.
Allora ancora non lo ero.
E soprattutto non desideravo diventarlo.
Ero timorosa, paurosa e talvolta ombrosa.
Dovevo ancora maturare, sia interiormente che spiritualmente.
E soprattutto, avevo bisogno di capire cosa volessi davvero dalla vita.
Oggi, invece, sono viva, sorridente e ottimista.
E soprattutto, sono aperta al mondo intero.
E lo sono diventata anche grazie alle esperienze negative che ho vissuto in quel periodo.
Altrimenti non sarei mai diventata quella che sono.
Invece, in quell’ambiente sono sempre rimasti gli stessi.
Sono sempre gli stessi di ieri.
Ma ciò che non cambia, muore.