Il futuro dell’Italia

Aprile 20, 2012 MacroEcoAnemia


Il futuro dell’Italia

Si tratta di un post molto importante, perché questo è il finale che mi aspetto, ma anche il modello di crisi a cui mi ispiro da anni nelle mie analisi.
Non si tratta né della crisi del ’29 né dell’Argentina del 2002, ma del crac del Brasile del 1992 (ben più grande per le dimensioni del Paese e soprattutto molto più traumatico per la realtà locale).

L’unica differenza (non da poco) è l’iperinflazione che c’era allora (a livelli paragonabili a quelli dello Zimbabwe attuale) ; ma basterà un colpo di click all’improvviso (come da post successivo) e le situazioni saranno le medesime.

Tutte le altre condizioni erano esattamente identiche.

Una storia stranamente (ma forse no ?) mai ricordata da nessun sito o economista, se non erroneamente per la fase finale dell’impeachment.

Da leggere con molta attenzione.


Fernando Collor de Mello era un politico di Alagoas, appartenente a una famiglia di politici tradizionali, ma il suo partito, il PRN, era un’organizzazione insignificante.

Collor de Mello ricevette il sostegno delle forze conservatrici di destra, che spaziavano dagli interessi più arretrati, come quelli dei grandi proprietari terrieri, a quelli dei grandi industriali e banchieri.
Di conseguenza, le elezioni furono fortemente polarizzate dal punto di vista ideologico.

Durante la campagna elettorale, Collor de Mello fece ampio uso di un appello demagogico per sconfiggere il candidato avversario.
Con il suo stile personalista ed esibizionista, Collor riuscì a dare l’impressione di un politico che lottava senza sosta contro la corruzione.

Per questo motivo, divenne noto come il “cacciatore di marajás“, un riferimento alla sua opposizione ai politici e agli altri dipendenti pubblici che ricevevano stipendi elevati.

Collor de Mello riuscì anche a presentarsi come il candidato della classe operaia più povera, che nella sua campagna elettorale veniva chiamata “descamisados”.
Riuscì anche a spaventare l’opinione pubblica diffondendo false informazioni sul candidato avversario e sulla scena politica nazionale.

In campo economico, il programma di governo del candidato Collor de Mello era esplicitamente neoliberista e prevedeva un’ampia riforma dello Stato, la privatizzazione delle aziende statali e l’apertura dell’economia alla concorrenza internazionale.

Il cosiddetto “Piano Collor” mirava a stabilizzare l’inflazione “congelando” le passività pubbliche (come il debito nazionale) e limitando il flusso di denaro per contrastare l’inflazione di fondo.

La rapida e incontrollata rimonetizzazione dell’economia è considerata la causa del fallimento dei piani di stabilizzazione dell’inflazione adottati in precedenza.

Il governo Collor doveva garantire una rimonetizzazione “ordinata” e “lenta” per contenere l’inflazione.
Per controllare la velocità della rimonetizzazione, si poteva ricorrere a una combinazione di strumenti economici, come tasse, tassi di cambio, credito e tassi di interesse.

Nei pochi mesi successivi all’attuazione del piano, tuttavia, l’inflazione continuò a salire.
Nel gennaio 1991, nove mesi dopo l’inizio del piano, l’inflazione scese al 20% al mese.

Il congelamento provocò una forte riduzione del commercio e della produzione industriale.
Riducendo la produzione di moneta dal 30% al 9% del PIL, il governo riuscì a eliminare l’80% della valuta in circolazione e il tasso di inflazione scese dall’81% di marzo al 9% di giugno.


Il futuro dell'Italia


Il governo si trovò di fronte a due scelte : poteva aspettare il congelamento e rischiare una recessione dovuta alla riduzione degli attivi, oppure rimonetizzare l’economia sbloccando il congelamento e correre il rischio di un ritorno dell’inflazione.

Il fallimento del Piano Collor I nel controllare l’inflazione è attribuito dagli economisti keynesiani e monetaristi all’incapacità del governo Collor di gestire la rimonetizzazione dell’economia.

Il governo aprì diverse “scappatoie” che contribuirono ad aumentare il flusso di denaro : le tasse e le fatture governative emesse prima del congelamento potevano essere pagate con il vecchio Cruzado, creando una forma di “gap di liquidità” che fu pienamente sfruttata dal settore privato.

Il governo adottò diverse eccezioni per singoli settori dell’economia, come i risparmi dei pensionati e il “finanziamento speciale” dei salari statali.

Infine, il governo non riuscì a ridurre la spesa, limitando la sua capacità di utilizzare molti degli strumenti sopra menzionati.

Le ragioni vanno dalla maggiore condivisione delle entrate fiscali federali con gli Stati alla clausola di “stabilità del posto di lavoro” per i dipendenti pubblici, istituita nella Costituzione brasiliana del 1988, che ha impedito l’entità della riduzione annunciata all’inizio del piano.

All’inizio del piano, economisti di fama come Bresser Pereira e Mário Henrique Simonsen, entrambi ex ministri delle Finanze, avevano previsto che la situazione fiscale del governo avrebbe reso impossibile il piano di lavoro.

Misure del Piano Collor I

Il piano fu annunciato il 16 marzo 1990, un giorno dopo l’insediamento di Collor.

Le politiche previste comprendevano :

L’80% di tutti i depositi overnight, i conti correnti o i libretti di risparmio superiori a 50 milioni di Cruzado Novo (1.300 USD) furono congelati per 18 mesi, durante i quali furono remunerati con un tasso equivalente al tasso di inflazione più il 6% annuo.

La moneta corrente, il Cruzado Novo, fu sostituita dal Cruzeiro, con un tasso di cambio di 1,00 NCz$ = 1,00 Cr$.

Fu istituita l’IOF, una tassa sulle operazioni finanziarie, sulle attività finanziarie, sulle transazioni in oro e in azioni e su tutti i prelievi dai conti di risparmio.

I prezzi e i salari furono congelati e successivamente, in base all’inflazione prevista, il governo effettuò degli aggiustamenti.

Furono eliminati vari tipi di incentivi fiscali : per le importazioni, le esportazioni, l’agricoltura, gli incentivi fiscali per le regioni del Nord e del Nord-Est, l’industria informatica e la creazione di una tassa sulle grandi fortune.


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Le imposte furono immediatamente indicizzate il giorno successivo alla transazione, in base all’inflazione del periodo.

Si registrò un aumento dei prezzi dei servizi pubblici, come gas, elettricità e servizi postali.

Fu inoltre liberalizzata la regolamentazione del tasso di cambio e furono adottate varie misure per promuovere una graduale apertura dell’economia brasiliana alla concorrenza straniera.

Fu inoltre decretata l’estinzione di vari istituti governativi e fu annunciata l’intenzione del governo di licenziare circa 360.000 dipendenti pubblici, al fine di ridurre i costi amministrativi di oltre 300 milioni.

Accuse di corruzione

Oltre al calo di popolarità del presidente e alla marcata erosione della sua base parlamentare di sostegno politico, il governo Collor de Mello fu oggetto di accuse di corruzione.
Diversi ministri e consiglieri del presidente, nonché sua moglie Rosane Collor, furono accusati di appropriazione indebita di fondi pubblici.

Nel maggio 1992, tuttavia, un disaccordo familiare portò il fratello del presidente, Pedro Collor, a denunciare un vasto schema di corruzione all’interno del governo, guidato dall’allora tesoriere della campagna presidenziale, l’uomo d’affari Paulo César Farias.

Il Congresso nazionale fu spinto a istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI) per indagare sulle accuse.
La relazione finale della CPI dimostrò i legami tra il presidente e l’uomo d’affari Paulo César Farias.
Fu quindi avviato il processo di impeachment.

La CPI e il processo di impeachment paralizzarono il Paese per mesi.
Nelle strade, i settori più organizzati della società iniziarono a manifestare a favore della rimozione di Collor dalla carica.

Le manifestazioni più grandi furono organizzate dagli studenti universitari e liceali, noti come i “ragazzi dipinti“, perché si erano dipinti il volto con strisce verdi e gialle.

Dimissioni di Collor

Di fronte all’opposizione dei membri del Congresso e alle manifestazioni di piazza sempre più numerose, il governo Collor si ritrovò completamente isolato dal punto di vista politico e sociale.
In una storica seduta del 29 settembre 1992, il Senato approvò la messa in stato d’accusa del presidente Collor de Mello.

Per evitare l’impeachment, il presidente si dimise il 30 dicembre.

Fonti : Educacao UOL , Wikipedia Brasil

Il problema è che in Italia le misure adottate dal piano Collor I (che ovviamente fallì per la sua inconsistenza e che sono invece riproposte in questi ultimi giorni da noi, con alcune differenze) porterebbero dritti a rivolte popolari.

In Brasile, chi nasce povero, migliora la propria condizione e poi torna a essere povero, vive questa situazione come un destino.
Da noi, invece, abituati a mangiare caviale e champagne, nessuno accetterebbe anche solo temporaneamente di tornare a mangiare pane e cipolle.


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P.S.: Collor ricorda molto qualcuno che è molto popolare in questo momento da noi : le similarità, i metodi utilizzati nella campagna, le idee malsane sono le stesse.


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