Luglio 20, 2011 MacroEcoAnemia
Perchè lo SMI è ai minimi ?
Sono da sempre un’esperta dello SMI (Swiss Market Index), l’indice rappresentativo delle blue chips svizzere, che di solito è semplice da tradare e da analizzare anche graficamente.
Anche ora ci sta dando delle interessanti informazioni.
Quest’anno è l’indice peggiore fra i mercati “seri” mondiali (il nostro non lo è, ovviamente), ieri ha sfondato i minimi dell’anno scorso e non era difficile prevederlo : con questo cambio non esportano più nemmeno un orologio a cucù.
Oggi rimbalza come tutti gli indici mondiali, ma ancora una volta sottoperforma.
Qualcuno potrebbe semplicemente obiettare che il paniere delle blue chip svizzere non è molto diverso da quello del nostro indice nazional-popolare.
Una tesi indubbiamente non del tutto sbagliata in teoria.
Tuttavia, i conti non tornano ancora, perché un paese che ha una moneta molto forte in questo momento a causa degli enormi capitali esportati dagli investitori esteri, un tasso di disoccupazione di circa il 2,8% (quindi molto basso rispetto alla media europea) e soprattutto un regime fiscale conveniente rispetto all’area confinante dovrebbe avere una quotazione ben più alta, nonostante la zavorra dei vari titoli come Credit Suisse, UBS, Swiss Re e Zurich Financial.
Inoltre, è l’indice difensivo per eccellenza, un rifugio in caso di tempeste di ogni genere, vista la presenza di colossi alimentari come Nestlé, farmaceutici come Roche e Novartis e chimici come Syngenta, dei quali i primi quattro titoli hanno un peso preponderante nella composizione.
Quindi perché lo SMI è ai minimi ?
Ok, il settore bancario e quello assicurativo sono in difficoltà, il personale – rigorosamente italiano – è spesso sottopagato (rispetto agli standard locali, ma molto più che da noi, ovviamente) e la fiducia nel sistema finanziario è ai minimi storici.
Tuttavia, tutti i capitali che sono arrivati dall’estero non sono stati investiti in borsa, fondi, assicurazioni o titoli di stato, ma reinvestiti in attività “ad alto rendimento“.
Ma la Svizzera non era un paese la cui economia si basava sulla finanza, tanto da essere soprannominato “la cassaforte mondiale“?
Forse un tempo.
Ora non più.
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Tutte le principali città svizzere, in particolare Zurigo, Ginevra e Lugano, stanno rapidamente trasformandosi in piccole Las Vegas.
Le nuove attività aperte, decisamente redditizie, con un ROI e un EBITDA molto alti e un tasso di crescita esponenziale, riguardano principalmente il settore del gioco d’azzardo e l’intrattenimento a vari livelli, grazie anche a una legislazione svizzera piuttosto indulgente.
Se poi si uniscono tassazioni decisamente allettanti e una legislazione fiscale che addirittura incoraggia gli investimenti e l’impiego in questi settori a scapito dell’economia principale, il cerchio si chiude.
La borsa polmone dell’economia ?
Rotfl.
Nel novembre del 2007, quando nessuno o quasi – tranne la sottoscritta e pochissimi altri – si aspettava l’inizio di una crisi finanziaria che nel corso degli anni si sarebbe poi tramutata in una vera e propria depressione economica, scrissi questo post in cui esprimevo il mio pensiero sul mercato immobiliare europeo e illustravo il modo per difendersi.
Teoricamente, ci sarebbe un modo semplice per difendersi dalla prossima crisi immobiliare, peccato non sia possibile per noi comuni mortali:
Aprire un mutuo in CHF a rimborso libero : attualmente il CHF è molto svalutato rispetto all’euro e nel lungo periodo la sua quotazione è destinata a risalire.
Reinvesto in CHF nel settore immobiliare nel Paese meno a rischio del mondo.
Creo l’80% delle rate in CHF (riduco il rischio cambio ai minimi) e metto l’immobile in affitto.
Tra 7-10 anni vedremo dove sarà il CHF e quanto varranno gli immobili in Svizzera.
La Svizzera non fa parte della zona euro, quindi gli immobili sono convenienti per i cittadini europei.
Allora il cambio €/CHF era intorno a 1,70, ora gravitiamo intorno a 1,15 ; inoltre, in questi tre anni il mercato immobiliare svizzero è andato in bolla, i prezzi – soprattutto nelle località più rinomate – sono aumentati in modo esponenziale e hanno una valutazione assolutamente fuori dal normale, anche considerando che il mercato immobiliare svizzero non è “libero” nell’acquisto : i non indigeni, infatti, hanno pesanti restrizioni nell’acquisto di immobili, solo in certi cantoni e solamente ad uso turistico.
Ma al momento, se fosse possibile, il mercato immobiliare svizzero sarebbe in forte ribasso per una serie di motivi.
Innanzitutto, perché negli ultimi anni lo SMI non ha seguito affatto l’andamento del mercato immobiliare ?
Sappiamo benissimo che Spagna, Irlanda e, in prima battuta, gli USA con la famosa crisi dei mutui subprime, hanno iniziato il loro declino quando la bolla è scoppiata, ma prima i loro indici finanziari hanno raggiunto picchi altissimi.
In Svizzera, ciò non si è verificato : la bolla immobiliare ha continuato a gonfiarsi, ma l’indice SMI ha continuato a scendere, soprattutto nell’ultimo anno.
Perché ?
Cerchiamo di capirci qualcosa analizzando l’ultimo report sul mercato immobiliare del Credit Suisse, quello destinato agli investitori elvetici, pubblicato a giugno 2011.
Alcuni estratti sono assolutamente fondamentali :
Gli indicatori di fiducia dei consumatori rivestono particolare importanza per il mercato immobiliare, poiché la decisione di acquistare o prendere in locazione una nuova abitazione ha un certo peso in ottica economica.
Durante la crisi finanziaria, l’umore dei consumatori si era temporaneamente molto offuscato, ma con la fine della recessione nel 2009 la fiducia è gradualmente tornata.
Tra gennaio e aprile 2011, tuttavia, lo stato d’animo dei consumatori si è nuovamente leggermente incupito.
L’indice della fiducia dei consumatori ha toccato quota -1, dopo che, ancora tre mesi prima, si era attestato a +10 punti.
Tuttavia, la flessione deve essere relativizzata, in quanto è da imputare a una sola domanda : le famiglie hanno valutato in modo decisamente più negativo le proprie possibilità di risparmio future (-9 punti) rispetto a quanto facessero a gennaio (+30 punti).
Considerata la solida situazione congiunturale, il positivo andamento del mercato del lavoro e la flessione del tasso di disoccupazione, la valutazione negativa delle proprie possibilità di risparmio non sembra essere riconducibile a timori di una recessione.
Tuttavia, se l’indice dei consumatori è in ribasso, come può un mercato immobiliare in ascesa dal 2007 senza pause essere sostenibile ?
Come fra le righe sono costretti ad ammettere :
Il mercato immobiliare svizzero non presenta fenomeni di surriscaldamento, anche se in talune regioni i prezzi hanno raggiunto livelli preoccupanti.
I segnali vigorosi rilasciati dalla produzione di abitazioni, che beneficia anche delle buone condizioni di finanziamento e sta acquistando sempre più slancio, lasciano presagire una crescita più sostenuta della disponibilità di alloggi e dovrebbero contribuire ad attenuare l’aumento dei prezzi.
Tuttavia, affermano :
Lo scorso anno, invece, abbiamo assistito a un’inversione di tendenza negli sfitti : la perdita di slancio della domanda, dopo due anni consecutivi di contrazioni, ha condotto a un incremento delle abitazioni non occupate.
Al 1° giugno 2010, il loro numero si è attestato a 1.952 unità, pari allo 0,94%.
Un’analisi degli spazi sfitti per destinazione d’uso evidenzia che nel volgere di un anno il numero degli alloggi inutilizzati è aumentato soprattutto nel segmento delle abitazioni in locazione, mentre le unità invendute destinate alla proprietà abitativa hanno registrato una regressione.
Quindi, il trend si è invertito e ora è chiaro che le cose stanno così.
La mia esperienza in territorio elvetico ha mostrato che c’è un numero sempre più consistente di appartamenti sfitti e un numero sempre più crescente di immobili invenduti a causa della forza del CHF, che ovviamente penalizza, in questo momento, ogni investitore estero che voglia acquistare immobili in Svizzera, in particolare i tedeschi che, da sempre, amano fare investimenti di questo tipo fuori dalla Germania.
Inoltre, il sistema contributivo svizzero è strutturato in modo tale che l’acquisto di un immobile viene pianificato sempre e comunque al momento della pensione, riutilizzando quello che è localmente chiamato il 2° pilastro contributivo.
Fino ad allora la famiglia svizzera media preferisce, ed a ragione, andare in affitto, dato che solitamente è molto più conveniente che acquistare (contrariamente a quanto accade in Italia, dove invece succede esattamente l’opposto).
Molti dubbi suscita anche la seguente affermazione :
Man mano che il tempo passa, si evidenzia sempre di più come la libera circolazione delle persone con l’UE abbia creato una nuova situazione di partenza.
La relativa attrattiva della Svizzera come luogo di residenza e di lavoro la rende una meta ambita per chi è in cerca di un impiego, tanto che il numero di immigrati registrato nell’anno in corso e in quello passato dovrebbe diventare la norma.
Dato che la metà degli immigrati si trova nella fascia di età in cui si crea una famiglia (20-35 anni), al momento si registra un lieve aumento anche del tasso di natalità.
Anche nei prossimi anni, quindi, l’immigrazione continuerà a essere il fattore determinante per lo sviluppo demografico e, di conseguenza, per la domanda sul mercato immobiliare.
Al momento non si intravedono cambiamenti economici, politici o sociali che potrebbero modificare sostanzialmente questa situazione e attualmente non è ancora possibile valutare in quale misura gli attuali sforzi politici spesi per arginare il forte numero di immigrati, nonostante il loro indiscusso contributo alla crescita economica sostenuta, daranno i loro frutti.
In poche parole, grazie al trattato di Schengen di libera circolazione e al conseguente flusso immigratorio, il Credit Suisse afferma che il mercato immobiliare svizzero dovrebbe mantenersi positivo per la crescita della domanda estera e per la forza sostanziale dell’economia locale.
Tuttavia, con un cambio così alto che sta paralizzando tutto l’export e, di conseguenza, tutto l’indotto, come è possibile ?
Infatti, l’economia è in fase di contrazione, i posti di lavoro diminuiranno ulteriormente e il flusso migratorio calerà (o meglio, dovrebbe calare, come vedremo in seguito).
Infatti, sono loro i primi ad affermare che il settore immobiliare ad uso industriale è in trend negativo da anni :
Sul mercato si affacciano ancora più superfici di quante se ne possano effettivamente assorbire.
Molte di queste sono state progettate e avviate durante l’ultimo picco ciclico del 2008.
Complessivamente, nel primo trimestre del 2011, a livello nazionale sono stati offerti spazi esistenti in ragione di 1,55 milioni di metri quadri, pari al 3,15% del rispettivo patrimonio. Questo valore, rispetto al trimestre precedente, corrisponde a un ragguardevole incremento di 127.000 metri quadri.
Anche relativamente ai nuovi stabili, la superficie offerta nel quarto trimestre è leggermente aumentata, raggiungendo un totale di 472.000 m2.
Per il momento, come da noi preannunciato, al mercato degli uffici fa ancora da contrapposto una fase di sfitti in ascesa che colpirà soprattutto le superfici esistenti e meno le nuove costruzioni ultramoderne.
Questo significa che il ciclo economico è ancora negativo e non ha assolutamente girato in positivo, nè ha intenzione di farlo in futuro.
Ecco quindi uno dei motivi fondamentali per cui lo SMI continua a sottoperformare: la ripresa industriale, al di là dei numeri teorici degli studi, non c’è mai stata e il mercato immobiliare svizzero è andato in bolla perché gli investitori, sia esteri che locali, hanno costantemente comprato immobili che ora rischiano di rimanere sfitti.
Inoltre, dato che sono arrivati al picco del loro valore e la bolla è destinata a scoppiare, devono essere in qualche modo “piazzati“, possibilmente a peso d’oro.
E perché desiderano soprattutto un flusso migratorio costante e di persone nella fascia d’età 20-35 anni provenienti esclusivamente dall’area UE (per tutte le altre nazionalità è praticamente impossibile rimanere in territorio elvetico in modo continuativo per più di sei mesi) ?
Semplicemente perché il sistema pensionistico svizzero sta pericolosamente indebolendosi a causa dei buchi che si stanno aprendo nei settori di investimento tradizionali, come azioni, obbligazioni e soprattutto assicurazioni, stipulate nei decenni scorsi con rendimenti decisamente diversi da quelli previsti in futuro e che presentano clausole di rimborso onerose per le società assicurative.
Le più recenti statistiche dell’AVS, il loro sistema pensionistico, sono decisamente allarmanti : dal 2020 c’è il rischio di un crack del sistema previdenziale, a partire da allora le entrate rischiano un calo del 50% a causa dell’invecchiamento globale della popolazione e della bassa natalità.
E in un periodo di contrazione economica, come hanno intenzione di risolvere il problema ?
Utilizzando strategie decisamente “creative” e liberiste al massimo.
Strategie che stanno però affossando sempre di più l’economia locale, da sempre basata sulla finanza e sulla previdenza privata.
Lugano addio, cantavi
mentre la mano mi tenevi
canta con me tu mi dicevi ed io cantavo
di un posto che non avevo visto mai.
Tu, tu mi parlavi di frontiere
di finanzieri e contrabbando
mi scaldavo ai tuoi racconti
Così cantava il compianto Ivan Graziani in Lugano Addio.
Una visione di una Svizzera che non esiste più ormai da tempo immemore ; ma è ormai leggenda anche considerare lo SMI come l’indice difensivo per eccellenza.
Balza subito all’occhio l’incredibile differenza di performance : il Dax dall’inizio dell’anno guadagna intorno al 3,5%, mentre lo SMI perde circa il 12%.
Una cosa del genere sembra impossibile, e non è solo l’effetto del CHF sulla luna ad avere letteralmente “ucciso” l’indice svizzero che ha in termini annuali una performance negativa molto vicina al chiacchieratissimo e derelitto FTSEMIB italiano (-16% circa dall’inizio dell’anno, nonostante sia al centro delle speculazioni di mezzo mondo) e fa molto peggio addirittura dello scalcinato e pieno di banchette strafallite Ibex35 spagnolo.
Cosa sta quindi succedendo all’indice difensivo per eccellenza, che sta crollando nonostante le previsioni ultraottimistiche sullo stato di salute dell’economia da parte del Credit Suisse (che, come vedremo, sta attraversando un periodo molto difficile) ?
Certo, la forza impressionante del CHF contro € e contro $ fa paura.
Tuttavia, a mio avviso, questo fattore incide solo in parte sulla débâcle dello SMI, peraltro ampiamente prevedibile, e le cui ragioni sono fondamentali per capire quale sarà la tendenza dei principali indici mondiali nel lungo periodo : mancano semplicemente fondi freschi in entrata sul mercato.
I fondi ci sono, anche se in quantità minore e a disposizione quasi esclusivamente di grossi investitori istituzionali.
Inoltre, con una valuta così forte, non sarebbe (in teoria) un problema investire nelle multinazionali svizzere che operano in settori solidi come l’alimentare, il farmaceutico o il chimico.
Eppure, gli stessi investitori istituzionali, pur affidando i loro capitali alle banche cantonali, non stanno più investendo in Borsa, come è evidente.
Perché ?
Un fattore decisamente negativo per le banche svizzere è la guerra sotterranea combattuta fra l’attuale amministrazione statunitense (e quindi le lobbies finanziarie oltreoceano) e il governo, da tempo incluso nella black list dei paradisi fiscali e ora nuovamente nel mirino della giustizia americana.
Il Dipartimento di Giustizia statunitense ha avviato un’inchiesta penale sul Credit Suisse e ha presentato altre denunce.
Secondo gli avvocati dei clienti della banca svizzera, la situazione è ancora più grave di quella dell’UBS nel 2008.A tre anni dall’inizio del caso UBS, il Credit Suisse (CS) riceve una lettera dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti che lo informa di essere al centro di un’inchiesta penale.
Quattro nuove imputazioni portano a otto il numero dei dipendenti del Credit Suisse accusati di aver aiutato clienti americani a evadere le tasse.
Se ne deduce che tutti coloro che continuano a portare quattrini non stanno investendo più direttamente nei mercati tramite le banche, perché ovviamente vogliono evitare di finire sotto la lente di ingrandimento delle autorità fiscali dei vari Paesi.
Peraltro, il trend sarà destinato a rafforzarsi sempre di più: saranno sempre di più gli Stati che apriranno rogatorie contro il governo svizzero per il recupero dei fondi dislocati presso le banche. Anche il maghetto di Sondrio ha iniziato la sua crociata da tempo, così come non bisogna dimenticare la vicenda della ormai celeberrima lista Falciani.
Ne consegue che il sistema bancario svizzero, tradizionalmente legato al private banking, alla gestione di fondi e alla riassicurazione del credito, è destinato a ridimensionarsi in maniera decisa. Ne è la prova il fatto che il Credit Suisse taglierà 2000 posti di lavoro in Svizzera, oltre ad aver annunciato un utile in contrazione per il primo trimestre.
La notizia della soppressione di 2000 posti di lavoro e dei risparmi di un miliardo di franchi annunciati giovedì dal Credit Suisse (CS) ha infatti colto tutti di sorpresa.
Nel secondo trimestre di quest’anno, il CS ha realizzato un utile netto di 768 milioni, contro gli 1,14 miliardi registrati nei tre mesi precedenti e gli 1,6 miliardi di franchi del secondo trimestre 2010.
La BNS non può intervenire ulteriormente a sostegno né vendere CHF, perché ha registrato perdite record.
A causa del continuo rafforzamento del franco rispetto all’euro e al dollaro, nel primo semestre la Banca nazionale svizzera (BNS) ha registrato una perdita di 10,8 miliardi di franchi.
Le perdite di cambio ammontavano a 11,7 miliardi di franchi nel primo semestre del 2011.
Un’ulteriore perdita di 1,6 miliardi di franchi è da imputare al cambio sull’oro, anche se il metallo prezioso ha raggiunto livelli record in dollari.
Ma allora, da cosa è trainata l’economia svizzera in questo momento ?
Di certo non dagli orologi a cucù o dal formaggio Emmenthal (anche se Swatch è un’azienda di grande rilievo e sicuramente ben gestita).
In realtà, la Svizzera gode da sempre di un’ottima fama per quanto riguarda la libertà di impresa e la relativa facilità di aprire un’azienda in tempi rapidi, uniti a tassazioni decisamente inferiori rispetto ai paesi confinanti.
Non è un mistero che colossi mondiali come Virgin Media e TransOcean abbiano spostato la loro sede legale a Ginevra, né che il cantone Obvaldo offra ai suoi residenti, naturalmente Paperoni, una completa esenzione fiscale (e infatti molte piccole e medie holding che controllano realtà più importanti hanno sede lì sotto forma di casella postale).
Naturalmente, gli svizzeri esigono che i capitali portati nel loro territorio vengano reinvestiti in attività locali: è ovvio e giusto che vogliano che la loro economia si muova, e non quella di altri paesi.
Sembra però il classico problema del serpente che si morde la coda: se le piccole e medie imprese svizzere sono strangolate dal franco forte e la borsa locale non attrae più capitali, dove finiscono tutti i fondi ?
Ancora una volta, dobbiamo guardare al Nasdaq e a uno dei suoi componenti più pesanti in questo momento: Wynn Resort (che, insieme ad Apple e Priceline.com, sta trainando l’indice verso l’alto).
La progressione è continua, nel lungo periodo il trend è decisamente rialzista e non mostra alcun segno di cedimento al rallentamento dell’economia, a differenza di quanto successo nel 2008 (quando, peraltro, stava andando giù tutto).
Ma cos’è esattamente un resort ?
Si tratta di un hotel a struttura polivalente che offre una vasta gamma di servizi, oltre al normale alloggio e al relax.
Quindi non solo i classici servizi d’albergo, bar, ristorante e piscina, ma anche night club, casinò, centri congressi, stazioni termali, teatri e locali a tema.
Ed ecco che il cerchio si chiude : lo sviluppo immobiliare svizzero si è principalmente concentrato intorno a queste strutture, con tutto l’indotto lavorativo annesso, ed ecco perché, a partire dal 2008, la bolla si è gonfiata.
Guardando la progressione del Wynn Resort, non è difficile comprendere il motivo per cui i fondi degli investitori istituzionali locali siano finiti proprio in questo settore.
Tuttavia, mancando una società del genere quotata sullo SMI, l’indice non riflette questo cambiamento del tessuto della new economy, ma fornisce semplicemente un’informazione sullo stato della old economy.
Questo indice, però, non rappresenta più la realtà interna di questo momento, ma al massimo lo stato di salute delle multinazionali con sede in Svizzera.