Ottobre 1, 2013 MacroEcoAnemia
PMI in Germania e leggende metropolitane italiane
All’estero, la pubblica amministrazione non è vista come un nemico da combattere, ma come un elemento che può migliorare la vita della collettività.
È anche vero che la pubblica amministrazione, e in generale chi offre consulenza, cercherà sempre di farti risparmiare dei costi e di risolvere le cose.
Però, attenzione, è il meccanismo fiscale tedesco, basato completamente sul risparmio e sull’abbattimento dei costi per tutti, a partire dalle PMI, che è da imitare.
Esattamente l’opposto di quanto avviene da noi, quindi non è semplice per chi è abituato a un regime fiscale basato sulle detrazioni delle spese (come ad esempio quello americano).
Lì il fisco premia chi spende meno.
In parole povere, per una qualsiasi PMI, anche individuale (quasi tutte le PMI lo sono, dato che molti che lavorano per enti statali o pubblici hanno quasi sempre una seconda o addirittura una terza attività privata – anche se, ovviamente, sono ben note e ben presenti le multinazionali big, cioè molte di quelle che oggi fanno il bello e il cattivo tempo nel mondo) è sempre conveniente dichiarare un giro d’affari basso (business income, cioè utile + spese).
Vediamo il perché.
All’apertura di un’azienda (la semplice richiesta di una partita IVA, nel caso di una PMI individuale, che come modello vale per tutte le professioni autonome e che ha costo zero, non necessitando di alcuna certificazione se non la residenza fiscale, che qualunque cittadino UE può ovviamente prendere liberamente dove vuole mantenendo pure il domicilio nel suo paese) vengono richiesti sia l’utile per il primo e il secondo anno, sia il business income (utile + spese).
Non è richiesto alcun altro requisito e la domanda può essere presentata recandosi personalmente agli uffici o spedendo per posta la documentazione, che poi sarà restituita a casa, all’indirizzo di residenza dichiarato in precedenza, a cura dell’ufficio competente (è sufficiente l’apertura di un normalissimo conto corrente).
Naturalmente, le cifre dichiarate non possono essere troppo basse e devono garantire la sopravvivenza dell’attività ; l’aliquota di base inizialmente applicata è intorno al 20% (dell’utile, ovviamente).
Successivamente, occorre calcolare il business income, cioè la somma tra l’utile dichiarato al fisco e le spese sostenute.
E qui c’è una sorpresa : non viene applicata alcuna aliquota ulteriore se la somma dei due valori è inferiore a 17. 500 €, altrimenti viene applicata un’addizionale del 19% (in pratica, chi vuole detrarre molte spese dagli utili della propria attività viene penalizzato ; tralascio il discorso di una terza aliquota di tipo religioso: eh, sì, qua c’è la tassa sulla religione, un’addizionale all’8% alla Chiesa cattolica o evangelica, se si dichiara di credere in qualche religione ; altrimenti non si paga, e questo serve sostanzialmente per poter accedere al mercato del lavoro gestito da simil-onlus di stampo religioso).
In ogni caso, la pressione fiscale totale (anche nel caso di utili dichiarati superiori a 500.000 €) non può superare il 49%, aliquota massima (eppure, molti ricchi e soprattutto politici portano i loro soldi in Svizzera).
Inoltre, il primo anno solare di attività ha in ogni caso sempre una agevolazione fiscale : l’imposizione sul reddito d’impresa del 19% non viene applicata (situazione che evidentemente premia le start-up in forte crescita).
In poche parole, il piccolo/medio imprenditore sarà portato a dichiarare cifre basse al fisco (che però garantiranno il pagamento di tasse basse, sostenibili da tutti), ma dovrà in qualche modo cercare di tagliare i costi della sua attività in modo indipendente.
Cosa significa esattamente ?
Ovviamente, la maggior parte degli accordi lavorativi e, di conseguenza, delle transazioni finanziarie in caso di compenso, sarà conclusa tramite accordo fra le due parti (verbale o scritto, in ogni caso sempre a livello personale, a meno che non si tratti con la pubblica amministrazione), ed ovviamente in contanti (quindi fuori da ogni controllo fiscale, e lo stato ne è perfettamente consapevole).
Ecco perché le ricevute fiscali e gli scontrini sono un optional, soprattutto per i piccoli imprenditori (e aggiungo io : ecco perché qua la stragrande maggioranza delle transazioni finanziarie sono ovviamente in contanti, o con carta di debito, mentre le carte di credito sono poco diffuse e utilizzate quasi esclusivamente in alberghi, ristoranti di lusso, aeroporti e autonoleggi).
In questo modo il fisco si “accontenta” di incassare una cifra molto minore rispetto al giro di affari effettivo, ma in questo modo tutti pagheranno una cifra sostenibile (certo, poi ci sono ovviamente i costi dell’attività, il rischio d’impresa e l’assicurazione sanitaria piuttosto costosa per gli autonomi, ma per chi è residente nell’UE è possibile farne a meno mantenendo il domicilio, ovviamente non fiscale, in un altro paese).
In poche parole, si tratta di un sistema fiscale che premia chi riesce a ottenere maggiori utili spendendo meno (o quantomeno a detrarre meno spese, quindi senza gravare sul bilancio statale).
Inoltre, la concorrenza fra le diverse aziende (soprattutto dello stesso settore e locali) farà sì che i prezzi saranno più o meno uniformi fra i diversi fornitori (chi esce a prezzo troppo alto sarà naturalmente svantaggiato, a meno che il suo prodotto non sia effettivamente di qualità molto superiore) e fungerà da calmiere per l’inflazione, utile soprattutto nel caso di generi di largo consumo.
Questi sono i veri motivi per cui l’inflazione è sempre bassa e il surplus della bilancia commerciale dello stato tedesco, e di conseguenza della Bundesbank, è sempre positivo.
Tutte le altre chiacchiere che si leggono sui giornali (soprattutto italiani) sull’arricchimento del bilancio basato sullo spread e su altre amenità varie sono assolutamente fuorvianti, anche se ovviamente il governo centrale ha fatto una furbata, essendo ben consapevole di avere in mano da tempo un modello fiscale vincente per poter far fuori nel lungo periodo tutta la concorrenza che ha un modello di tassazione obsoleto e soprattutto non sostenibile con i tempi attuali e con la struttura dell’€.
Ovviamente, il modello è stato concepito in modo che il governo tedesco, sul lungo periodo, avesse solo benefici rispetto agli altri paesi dell’UE.
Sono d’accordo, ma chi non farebbe i propri interessi ?
E soprattutto, lo ripeto ancora, chi sono stati coloro che hanno accettato queste condizioni senza apportare alcuna vera e propria riforma del sistema fiscale italiano, senza parlare degli studi di settore iniqui e di tutte le altre questioni ben note ?
Ovviamente il sistema fiscale italiano (e non solo) oggi è perdente e porta inesorabilmente alla distruzione del tessuto industriale delle PMI per tutti i motivi che ben conosciamo : a causa delle aliquote da comunismo ben note, è basato sulla detrazione delle spese per sopravvivere.
Di conseguenza sta massacrando tutta l’imprenditoria medio/piccola nazionale senza pietà, perché il fisco si sta comportando come uno stato di polizia e non permette più al piccolo imprenditore di evadere con delle spese in nero necessarie per sopravvivere.
Ci ha portati volontariamente nel baratro, perché lo scopo dei comunisti è fare tabula rasa in tutto e per tutto per poi ricostruire dalle macerie pagando la gente allo stremo con un tozzo di pane.
Postilla finale (facile a questo punto) : con un sistema fiscale basato sulla detrazione del maggior numero di spese (quindi di stampo americano), è necessario attuare periodicamente una svalutazione della propria moneta, stampandola a più non posso (cosa che infatti gli USA stanno facendo da anni), perché di fatto, in questo modo, il meccanismo è tale che lo Stato, per mantenersi in piedi e poter offrire i servizi necessari, ha bisogno di autoalimentarsi nel tempo facendo circolare moneta.
In caso contrario, il sistema non solo si inceppa, ma tende ad avvitarsi sempre di più verso il basso, perché la moneta in circolazione si contrae sempre di più (come da noi).
Se non si può più stampare moneta liberamente (come nel caso dell’€), l’unica via per la sopravvivenza è il meccanismo che esiste in Germania, che garantisce allo stato un gettito continuo e costante di fondi, pur sapendo che è molto minore di quello reale.
In questo modo, però, non si paralizza mai completamente la circolazione del denaro nel proprio Paese (i tedeschi, che hanno avuto i comunisti per anni nella DDR, sanno bene chi sono)..