Ritratto caratteriale di Paul Morphy

Maggio 17, 2009 Il lato oscuro degli scacchi


Ritratto caratteriale di Paul Morphy

Il dubbio che Paul Morphy (considerato all’unanimità il primo campione di scacchi della storia, nonché uno dei miei giocatori preferiti) soffrisse di disturbi dell’identità di genere è un dubbio che ho da tempo, ma ovviamente non si tratta di una certezza.

Devo ammettere che l’unico aspetto di cui ho solo sentito parlare, se non da leggende metropolitane, e che non ho mai trovato riscontro diretto, era che indossasse abiti femminili.

È certo invece che amasse indossare calzature da donna dalla forma semicircolare e che si soffermasse ad osservare ogni volto grazioso che incontrava (come se lo desiderasse e si specchiasse), oltre ad avere un carattere molto sensibile e delicato (altra circostanza non indifferente e tipica).

Non si trattava di desiderio di voyeurismo, come scrive Reuben Fine in “La psicologia del giocatore di scacchi“.



Forse un tentativo di identificazione.

Il fatto che abbia iniziato ad accusare problemi quando ha smesso di giocare e ha iniziato a fare l’avvocato non è certo un caso, tutt’altro : è come se stesse giocando incessantemente per dimenticare i suoi problemi e, in un certo senso, volesse dimenticarsene.

Il suo mondo di fantasia era il luogo in cui poteva vivere tranquillamente, estraniarsi e rifugiarsi quando voleva.


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Se non erano gli scacchi, era altro.
Ma, una volta concluso quel periodo, il suo cervello ha subito un corto circuito.

Anche il fatto che Morphy, secondo Fine, “non avesse mai avuto esperienze sessuali, se non occasionali“, e che “dedicasse tutto il suo tempo, o quasi, agli scacchi“, è un altro tassello importantissimo.

Inoltre, i disturbi ossessivo-compulsivi (oggi si utilizzerebbe il termine OCD), uniti a comportamenti di tipo borderline degenerati nell’età matura, come qualsiasi psico-terapista del settore potrebbe facilmente confermare, sono un altro tassello importante.

Non si tratta inoltre di un indizio fondamentale, ma se si osservano le foto della sua gioventù, si notano certamente dei tratti che tendono al femminile.

Il fatto che nessuno dell’ambiente abbia mai menzionato questi aspetti è abbastanza comprensibile.
Il mondo degli scacchisti è assolutamente chiuso nei confronti di un certo tipo di problematiche, quindi non c’è da stupirsi se nessuno ne abbia mai parlato o, più semplicemente, non ci abbia mai fatto caso.

La vicenda di Morphy è oltremodo interessante e, nonostante la scarsità di informazioni e la difficoltà di darne una certezza, ho pensato valesse la pena di farne un approfondimento.


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Partiamo dal presupposto che il pensiero comune, soprattutto chi ragiona dal punto di vista classico della psicologia, bollerebbe subito come indizio più sfavorevole il presunto matrimonio mancato con la bella ragazza di New Orleans che lo avrebbe rifiutato.


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L’imposizione della normalità a tutti i costi, che naturalmente porta solitamente a tutta una serie di problematiche ancora più difficili da risolvere.

A partire da questo fatto, si possono fare le seguenti considerazioni :

Che Morphy fosse consapevole o meno della situazione, poco importa : dopo aver abbandonato l’agone scacchistico, voleva una vita “normale”, e tutti i suoi problemi interiori sono diventati improvvisamente sempre più pressanti.

Morphy cerca di risolverli sposandosi, ma la bella ragazza di New Orleans percepisce che c’è qualcosa che non va nella personalità di Paul e il matrimonio non va in porto.

Morphy allora va in corto circuito perché comprende di non poter essere mai una persona “normale” e iniziano ad accentuarsi tutte quelle paranoie che sono tipiche della disforia di genere non accettata (dalla BPD alla schizofrenia, all’OCD).

Morphy rifiuta assolutamente la sua situazione e iniziano i contrasti con tutti, in particolare con il cognato (l’attrazione realmente provata o meno è irrilevante).

Morphy infine impazzisce a causa del degenerare di tutte queste turbe psichiche.

Il fatto che tutto sia esploso non appena ha smesso di giocare non è certo una coincidenza.
Prima la sua mente era rivolta a quel mondo fantastico e astratto dalla realtà che sono gli scacchi, e quindi, semplicemente, anche se si rendeva conto del problema, si estraniava e lo rimandava a dopo.

Finora non ho fatto alcun accenno all’aspetto fisico di Morphy, ma solo alla sua personalità.

Il fatto invece che fosse curato nell’aspetto, che avesse un viso adolescenziale e dei piedi piccoli, è un ulteriore indizio che conferma il leitmotiv di base, cioè che Morphy fosse realmente cosciente della sua situazione e che sia riuscito a resistere finché ha giocato a scacchi e ha avuto un obiettivo da raggiungere in questo campo.

Solo che, rapidamente, è diventato – anche se non ufficialmente – campione del mondo, quindi, ad un certo punto, il suo interesse per il gioco è scemato perché aveva raggiunto la vetta.


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E siccome il suo scopo non era solamente il gioco, ma anche dimenticare i suoi problemi, ecco che, raggiunto il punto massimo che non poteva più essere superato, si sono riproposti – più o meno inconsciamente – tutti i problemi che aveva probabilmente rigettato sin dalla sua primissima età (perché, ripeto, il sospetto che qualcosa non andasse in lui ce l’avevo di sicuro).

Una lettura di questo genere non è mai stata fatta sulla vita di Morphy nel corso degli anni.


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