Svuotamento e spersonalizzazione stanno paralizzando la capacità decisionale

Novembre 1, 2024 Internet e virtual life

In questo modo si condizionano le masse.
Con la “troppa” tecnologia unita alla bulimia delle informazioni.

Veronica Baker


Svuotamento e spersonalizzazione. Stanno paralizzando la capacità decisionale

La virtualità delle discussioni sta letteralmente paralizzando la capacità decisionale delle persone.
Così, trasferiscono la negatività e l’indecisione nel mondo reale.

I grandi influencer lo hanno sempre saputo bene.

In questo modo possono condizionare l’opinione pubblica a loro piacimento.
Per poi colpire all’improvviso nei momenti topici.

Quello che scrissi allora, riproposto oggi dopo circa dieci anni dalla sua prima pubblicazione, sembra un post “visionario”.
In realtà, bastava solo aprire gli occhi.


Giugno 10, 2014


La quasi totalità dei blog e dei siti, per non parlare dei forum, è diventata, a mio parere, totalmente illeggibile.
Non solo per la grande quantità di commenti di troll di vario genere (Gatekeeper, Debunker) presenti, ma anche per la scarsa qualità dei contenuti.

Ma soprattutto perché sono diventati una melassa sonnolenta nei confronti di Tizio o dell’organizzazione di turno.
Una generale mediocrità a cui tutti si adeguano.

Una valvola di sfogo virtuale

L’autore lancia sempre dei temi noti e graditi dai suoi lettori.
Il riscontro sarà ovviamente positivo, con qualche dissenso creato ad arte dal troll di turno, pagato dall’autore stesso.

Naturalmente questi siti/blog sono utilizzati esclusivamente per effettuare studi sulla comunicazione da utilizzare poi in ambito accademico e/o in occasione del lancio di campagne mediatiche il cui scopo è indirizzare le masse in modo mirato verso il ben noto sentimento popolare.

Svuotamento e Spersonalizzazione Her Own Destiny
Una valvola di sfogo virtuale…

Uno dei motivi per cui i Think Tank negli ultimi anni hanno spinto in modo massiccio verso l’utilizzo di mezzi di comunicazione come i social network, i blog e, in generale, tutta la comunicazione virtuale via Internet.

Perché?

La risposta è semplice.

Su Internet è possibile ottenere qualsiasi cosa e fare tutto ciò che si desidera.
Soprattutto per inveire contro persone, governi, politici e qualunque altra persona sgradita tramite una tastiera.

Ma così facendo si è perso la voglia di parlare dal vivo, di incontrarsi, di dialogare, di socializzare.

In poche parole, la gente si sfoga virtualmente dai propri problemi, dalle proprie frustrazioni, dalle proprie inibizioni, dai propri desideri repressi, fino a giungere molto spesso a crearsi una vera e propria seconda identità virtuale cui rifugiarsi giornalmente senza avere il confronto con il mondo esterno.

Una tecnologia male utilizzata

La comunicazione esclusivamente via mezzi virtuali, tanto voluta quanto imposta anche quando si potrebbe benissimo farne a meno, è una conseguenza diretta di tutto questo.
I rapporti virtuali finiscono per rimanere tali.
Le persone non si incontrano mai realmente.

Questa sarebbe conoscenza? Senza guardarsi negli occhi, senza sentire il tono di voce, senza vedere uno sguardo, un gesto, una postura ?
Personalmente, utilizzo mezzi ultra-tecnologici da sempre.
Ho iniziato a connettermi a Internet quando praticamente non ce l’aveva nessuno, mi documento ogni giorno e scrivo decine di email.

Non posso certo negare l’importanza fondamentale che la tecnologia ha avuto per rendere la mia vita migliore, per darmi un lavoro, per permettermi di studiare e imparare molte più nozioni di quelle che l’università mi aveva trasmesso.

Ma vengo da una generazione in cui, quando uscivo con gli amici, non chattavo contemporaneamente su WhatsApp e non mandavo messaggi in continuazione con lo smartphone.

Quando andavo a cena fuori, mi catapultavo subito sul piatto per mangiare e non facevo in tempo a scattare una foto per condividerla su Pinterest o su Instagram.

Se conoscevo una persona interessante, ci parlavo insieme e non cercavo il suo nome e cognome su Facebook per chiedergli l’amicizia.
Mi innamoravo davanti a un tramonto e non dopo aver inviato un cuoricino rosa in chat.

Per salutare una cara amica, la abbracciavo, non le mandavo un’email.

Sembra che abbia descritto una realtà distorta della vita di tutti i giorni.
In realtà, però, è così che è fatta la vita di tutti i giorni.



Tutto questo non solo divide, ma porta anche a pensare solo a sé stessi.
Ma soprattutto porta le persone a pensare solo a se stesse.

Questo porta ad aumentare l’egoismo e quindi a non condividere nulla.

Non solo cose materiali, ma anche tutto ciò che riguarda i propri problemi, desideri, ambizioni, sentimenti e aspirazioni.

Così facendo, si svuota la gente della propria spiritualità e della propria anima, creando un esercito di individui senza testa pensante e, soprattutto, senza cuore.

Oltre alla diffidenza nei rapporti personali che, in moltissimi casi, porta alla paranoia più totale e al completo isolamento sociale delle persone che ritengono di conoscere gli altri solamente tramite le informazioni che riescono a trovare sul web o che ottengono tramite conoscenza virtuale.

Purtroppo, così facendo, si otterrà solamente un ritratto molto deformato e, soprattutto, basato sulle proprie convinzioni personali.

Nella maggior parte dei casi, chi ragionerà in questo modo sarà sempre condizionato dalla maggioranza delle opinioni espresse da altri.

In questo modo si condizionano le masse.
Con la “troppa” tecnologia e la bulimia delle informazioni.

In poche parole, la nostra spersonalizzazione che ci porta a considerarci tutti “uguali”.
Sì, certo, tutti uguali.
Ma nella mediocrità.



Degrado artistico e culturale

Il risultato è ancora più evidente quando analizziamo tutto ciò che è prodotto della spiritualità del nostro essere: la musica, la pittura, il cinema.
Tutto ciò che è arte.

Il degrado artistico e culturale è sotto gli occhi di tutti.
In passato, ascoltando musica o guardando dei film, si percepiva una reale voglia di cambiamento.

Oggi di tutto questo non c’è più alcuna traccia.
Stiamo assistendo a un disfacimento e, contemporaneamente, a un soffocamento della società.
Basta semplicemente osservare l’ondata di moralismo dilagante in stile Torquemada di cui i mass media ci ammoniscono ipocritamente ogni giorno, pretendendo che ci si metta le fette di salame sugli occhi e non si voglia vedere cosa stia succedendo.

I politici (e non solo loro) mai come ora ci appaiono completamente avulsi dalla vita reale e dai problemi quotidiani.
Sono tutti di un altro pianeta, come dimostrano anche i loro stipendi e il loro tenore di vita.

I mercati finanziari non sono altro che un grande circo che ogni giorno deve propinarci un nuovo effetto speciale per manipolare le grandi masse realmente ignoranti sulla reale situazione e che nel tempo sono state ben addestrate a credere a qualunque cosa gli venga detta.

Per anni, si è pensato di spremere il consumatore come un limone, spingendolo a spese folli e, nella maggior parte dei casi, superficiali o totalmente inutili, per farlo indebitare fino al collo, oltre il limite delle proprie possibilità.

Ora invece l’intenzione è portargli via facilmente tutto ciò che aveva sognato, illudendosi di poter vivere oltre le proprie possibilità.

Svuotamento e spersonalizzazione
La scusa ?

La scusa?
La “decrescita felice” (oggi riverniciata con il ben noto slogan “Build Back Better”).

Un modo elegante per poter convincere le masse ad accettare stipendi da fame (3-4€ l’ora, sfruttamento o dumping salariale come lo si voglia chiamare) con la scusa che bisogna rispettare il fiscal compact, lo spread Bund-BTP e altri concetti che non hanno alcun significato e che soprattutto non hanno alcun impatto sull’andamento dei mercati finanziari.

L’impatto sui mercati finanziari di tutto questo è pari a zero.
È bene sottolinearlo sempre.

Perché il mainstream, da anni, ovviamente afferma il contrario.
Ma sono solo i mezzi per spingere la gente alla fame.

Si continua a enfatizzare, giorno dopo giorno, concetti come ingegneria finanziaria, transazioni OTC e globalizzazione finanziaria dei mercati.
Ma non sono altro che l’altra faccia di problemi come la deregolamentazione, il permissivismo, la corruzione crescente dei vertici politici e poi finanziari, e delle tangenti giornalmente pagate dai vari CEO per ottenere appalti e commesse.

Dato che le fila sono proprio tenute da questi Think Tank (mostri di degrado culturale), non ci si può aspettare altro che il crollo degli standard educativi, il deterioramento del senso civico, la spersonalizzazione e lo svuotamento delle persone.

Cosa possiamo fare, dunque?

In poche parole, dato che la maggior parte delle persone in questo momento è cieca e non vede quello che sta succedendo (o meglio lo vede in modo distorto, non ne comprende le cause reali ma solo quelle che i think tank, con la complicità dei media corrotti, vogliono farle vedere), l’unica cosa che possiamo fare è agire esclusivamente a livello personale.

A mio avviso, non ci sono altre possibili soluzioni.


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