Alcuni studenti di Padova si sono presentati stamani a scuola vestiti con gonne e con lo smalto alle unghie, per mettere in luce la giornata dell’8 marzo.
L’8 marzo non è un giornata di festa né una banale celebrazione delle donne.
“Non può più essere il giorno delle mimose e basta ma si deve parlare di temi legati alla condizione delle donne e in generale di transfemminismo, come il gender pay gap, la medicina di genere, il sex work, la stereotipizzazione dei corpi e tanto altro.
La narrazione che solitamente viene fatta delle donne è di figure pure, caste, controllate e belle, sempre belle. Oggi vogliamo dire che questa non è la realtà, ma sono solo canoni sociali che corrispondono ad una visione tradizionalmente cattolica ed eteronormata”.
Il problema è che la estrema banalizzazione di questi temi, causata da quell’abominio chiamato WEF, sta vanificando anni ed anni di conquiste faticosamente ottenute.
Non è ammissibile né auspicabile ridurre delle problematiche così serie a una fredda imposizione di leggi coercitive.
Il risultato finale è infatti un nuovo muro contro muro.
Questo mio blog tratta da sempre (fra gli altri) proprio questi cosiddetti temi “non banali”.
Ma per capire a fondo le tematiche citate – senza cadere in una retorica insipida e sciatta – è necessario vedere (o avere visto) le cose nella loro interezza.
E non ridurre tutto a una carnevalata come quella degli studenti veneti, ovviamente condizionati dai loro “docenti”.
Forse l’opulento, ricco e colto Occidente dovrebbe imparare da paesi del Terzo e Quarto mondo su certe tematiche.
