Archeologia nel trattamento e valutazione della GID

Settembre 2, 2005 Identità di genere


Archeologia nel trattamento e nella valutazione della GID (Disturbo dell’Identità di Genere)

Nel mese di luglio, il periodico italiano Panorama ha pubblicato un articolo sulla situazione delle persone italiane sofferenti di GID (GID significa Gender Identity Disorder, in italiano Disordine dell’Identità di Genere).

A mio avviso, si tratta di un pessimo articolo.

È dannoso non solo da un punto di vista scientifico, ma in particolare per quanto riguarda i diritti e il riconoscimento sociale delle persone transessuali.

Le parole e le idee del Prof. Bini contrastano totalmente con il modo in cui le persone transessuali (MtF e FtM) percepiscono e comprendono la propria realtà interiore.
Inoltre, non spiegano affatto le problematiche dell’identità di genere e non viene fatta alcuna menzione dei risultati scientifici ottenuti recentemente in campo neurobiologico, genetico e di biologia molecolare.


Archeologia nel trattamento e valutazione della GID


Capisco benissimo che sia davvero molto difficile per chi non ha mai sofferto di disturbo dell’identità di genere (GID) comprendere completamente le nostre sofferenze e i nostri conflitti interiori.

Per questo motivo vorrei cercare di spiegare alcuni concetti fondamentali sulle possibili cause principali del transessualismo.

Ecco, a mio avviso, i punti salienti dell’intero articolo.

[…]All’inizio lo dicevano solo i sogni. “Quando ero piccola (sta parlando una donna transessuale), o forse dovrei dire piccolo”[…]

Qual è oggi il miglior metodo per definire l’identità di genere di una persona ?
Dove si nasconde la nostra identità ?

Ovviamente non nei piedi, né nel naso !
Oppure fra le nostre gambe ?

Forse nel nostro cuore?
No,
Possiamo subire un trapianto di cuore e la nostra identità non cambierebbe.

Nel nostro cervello ?
Sì, certamente, ma dove ?
Non nella nostra corteccia cerebrale.

Il famoso neurobiologo Antonio Damásio ha dimostrato sperimentalmente che, anche se venisse asportata la maggior parte della nostra corteccia cerebrale, non perderemmo completamente la nostra identità.

Di certo, molte cose cambierebbero: potremmo soffrire di amnesia, non ricordare più il nostro nome o il nostro lavoro, o non riconoscere più alcuni membri della nostra famiglia.

Tuttavia, non perderemmo la nostra identità di genere.

Dunque, dove si trova ?

Esistono delle aree del nostro cervello, situate nelle regioni subcorticali, come l’ipotalamo e l’amigdala, che, se lesionate, provocherebbero immediatamente la nostra morte, in quanto controllano alcuni processi fondamentali della nostra esistenza.

Senza di esse, la nostra identità e la nostra vita sarebbero perdute.

Oggi sappiamo che queste aree sono fondamentali per la definizione della nostra identità di genere.


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“…sognavo di indossare un vestito da bambina e andare a una festa. Anche dopo 50 anni ricordo come fosse ieri quel turbamento al risveglio”[…]
Circa 40 pazienti al mese ottengono al Niguarda un referto psichiatrico per la trasformazione chirurgica (conversione in termini scientifici) da uomo a donna o da donna a uomo.

Conversione ?
In termini scientifici ?
Il termine corretto è “transizione”.

Come è possibile che un esperto non conosca il linguaggio scientifico corretto ?
Che incredibile ignoranza !

[…]Una terapia, pesante e costosa.

Verissimo.

Dopo la diagnosi, abbiamo bisogno di una terapia ormonale sostitutiva (HRT, Hormone Replacement Therapy) e di operazioni di chirurgia estetica (rinoplastica, blefaroplastica, riduzione del pomo d’Adamo, ricostruzione della fronte, ecc. – l’insieme di tutti questi interventi è solitamente noto con l’acronimo FFS). In inglese, queste operazioni sono note con i termini Facial Feminizing Surgeries, AM (Mammoplastica additiva) e RCS (Reconstructive Surgery for Congenital Anomalies), che si compone di due parti.

Vaginoplastica (la creazione di una nuova vagina) e labioplastica (la costruzione del clitoride, delle grandi e piccole labbra).

Inoltre, abbiamo bisogno di trattamenti laser o di diatermocoagulazione per eliminare in modo definitivo i peli superflui del nostro corpo.

[…]E in Italia ? Sono 11 mila circa i transessuali che si sono già sottoposti all’intervento e sono diventati donne. È alta anche la percentuale di donne che vogliono diventare uomini : «Prima una su ogni otto transessuali, ora una su cinque. E il motivo dell’aumento non è chiaro» per Bini.

Si tratta di una domanda difficile, ma alcuni motivi di questo fatto sono piuttosto chiari.

Semplicemente, l’aumento della consapevolezza che i propri problemi di identità di genere possono essere risolti, principalmente per le persone MtF, perché le chirurgie oggi disponibili sono praticamente perfette e garantiscono ottimi risultati; la stessa cosa purtroppo non si può ancora dire per le chirurgie disponibili per le persone FtM.

Tuttavia, è indubbio che, osservando i grandi passi in avanti compiuti negli ultimi anni dalle MtF, gli FtM abbiano iniziato a uscire maggiormente allo scoperto.

A ciò si aggiunga che in passato (e anche oggi) una donna “mascolina” è sempre stata accettata dalla società molto più di un uomo “femminile”.

La sensazione di essere nati nel sesso sbagliato viene avvertita in genere prima della pubertà e si manifesta con un disagio nei confronti dei propri genitali, e per lo sviluppo di interessi tipici dell’altro sesso.

Oggi sappiamo che una diagnosi di GID può essere effettuata a partire dai 5 anni di età e che una diagnosi completa può essere formulata intorno ai 10 anni.
In alcuni Paesi europei, come Olanda, Belgio e Germania, le diagnosi di GID per bambini sono piuttosto comuni ormai da anni, con ottimi risultati.

Quale sia l’origine del transessualismo è ancora un mistero. Si sa che esistono ormoni che a livello prenatale indirizzano determinate strutture del sistema nervoso centrale in senso maschile o femminile.

«Un processo che, se alterato, potrebbe portare a un orientamento psicologico che non coincide con quello della biologia. Tuttavia, non abbiamo risposte certe : a fattori come questo, di natura neurobiologica, potrebbero sommarsene altri di natura comportamentale» aggiunge Bini.

In queste parole traspare un’enorme ignoranza riguardo i risultati scientifici ottenuti negli ultimi anni.
È davvero terribile apprendere che il direttore responsabile di uno dei più importanti centri italiani per la valutazione e il trattamento dei disturbi di identità di genere (GID) non conosca affatto queste moderne teorie.

Oggi sappiamo molto, se non tutto, sulle origini e sulle basi teoriche del transessualismo.
Prof. Bini, la prego di leggere attentamente la seguente spiegazione.
Per il nostro bene.

Sentirsi uomo o donna e sviluppare una propria identità di genere è una questione che riguarda esclusivamente il nostro cervello.

In tutti i primati, uomo compreso, il cervello presenta delle differenze congenite fra il genere maschile e quello femminile, dovute a fattori genetici ed ormonali.

Attraverso modi e tempi diversi, il cervello e gli organi genitali sviluppano il proprio genere: gli organi genitali attraverso processi endocrinologici e genetici piuttosto semplici, il cervello attraverso processi endocrinologici e genetici molto più complessi.

A causa di questi processi così complessi, possono verificarsi delle discordanze di genere fra il cervello e gli organi genitali.
Ma come mai tutto questo può accadere ?
E soprattutto, perché ?

Vediamo come avviene la mascolinizzazione.

Gli organi genitali esterni vengono mascolinizzati attraverso l’azione del DHT (Dihydrotestosterone) sugli AR (Androgeni Recettori), che provoca la formazione del pene.
Le gonadi sono mascolinizzate attraverso l’azione del gene SRY.


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Riguardo alle cellule basali neurali, sappiamo che un grandissimo numero di geni prende parte a questo processo, dal momento che in questi tessuti viene prodotto molto RNAm (messaggero) durante la differenziazione di genere.

Il testosterone-T è il principale agente endocrino che agisce direttamente sugli recettori degli androgeni (AR) e, indirettamente, sugli recettori degli estrogeni (ER) tramite aromatizzazione.

Questo processo di aromatizzazione trasforma il testosterone T in estrogeni, che a loro volta agiranno sugli ER.


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Questi processi di differenziazione del cervello sono molto più complessi di quelli che riguardano gli organi genitali.

Richiedono sempre una grande quantità di T e sono totalmente indipendenti dal DHT.
L’azione del T è molto più complessa di quella del DHT, sebbene quest’ultimo abbia un’azione sull’AR 4 volte più forte dell’azione del T.

Una completa azione del T sul cervello avviene solo durante la gestazione ed esclusivamente nelle cellule basali neurali e non nell’area corticale.

I tessuti basali sono principalmente l’ipotalamo, il sistema limbico, l’amigdala e le strie terminali.
Questi sono i principali sistemi basali che sono direttamente collegati alla nostra identità di genere.

Le regioni corticali del cervello, invece, dopo la nascita, saranno mascolinizzate dall’azione del DHT.
Il T non prende parte a questo processo.

A questo punto, che cosa possiamo dire ?

Se l’intero processo si svilupperà correttamente, il cervello di una donna risulterà totalmente femminile, sia nella parte basale sia in quella corticale.
La stessa cosa accadrà per un uomo.

Al contrario, il cervello di una donna GID MtF sarà femminile nella parte basale e probabilmente maschile nella corteccia, e viceversa per un uomo GID FtM.


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È anche importante sottolineare che lo stato emotivo della madre può interferire con il processo di differenziazione neurale.
Una mamma sotto stress ha il sistema immunitario debilitato e questo fatto può impedire l’azione e la produzione del T.

Inoltre, lo stato emozionale della mamma interferisce anche con il sistema endocrino del feto, disturbando la differenziazione della zona basale del cervello.

Il disaccordo tra la parte basale del cervello e gli organi genitali è la principale causa biologica del transessualismo.

Si tratta certamente della causa più importante, anche se non possiamo affermare a priori che sia l’unica possibile.

Tuttavia, è fondamentale sottolineare che talvolta dei traumi molto profondi subiti durante l’infanzia possono essere una causa di situazioni di tipo transessuale.

Questi traumi (solitamente abusi sessuali o un rifiuto da parte della madre) uniti a situazioni di tipo PSTD (Disturbo da Stress Post-Traumatico) possono sviluppare il desiderio di essere una persona totalmente nuova, diversa anche nella propria identità di genere.

Tuttavia, situazioni di questo tipo sono molto più probabili in una diagnosi di transgenderismo piuttosto che in una di transessualismo.

[…]”Chi ne ha le possibilità economiche si reca all’estero“.[…]

Ognuno ha il diritto di fare la scelta che ritiene più opportuna.
Ed è altrettanto evidente che in Italia vengono da sempre utilizzate teorie e tecniche chirurgiche che si possono tranquillamente definire come archeologiche.

Questo vale sia per la valutazione psicologica, sia per il successivo trattamento, sia per la chirurgia.
Questi sono dati di fatto inconfutabili.

Abbiamo senza ombra di dubbio il diritto di poter usufruire di un trattamento psicologico e di chirurgia di alta qualità, in modo da poter essere felici e vivere in armonia con noi stesse e con la società.

Perché dobbiamo soffrire per le nefandezze compiute da sedicenti esperti?
Abbiamo il sacrosanto diritto di essere considerate persone normali, esattamente come ogni altra persona che vive nella nostra società.

Fino a quando dovremo aspettare che gli psicologi e i chirurghi italiani apprendano le teorie e le tecniche moderne ?

[…]“ (La neovagina ) é poco sensibile ed elastica, ma consente ai trans il piacere mentale di contenere l’uomo che amano» dice Bini.

Prima di ogni altra considerazione, l’uso dell’articolo maschile è terribile e denota una totale mancanza di rispetto nei nostri confronti.
Vergogna, prof. Bini !

Inoltre, per il prof. Bini, desideriamo essere castrate.
Questo è ciò che ci rende felici e ci dà piacere “mentale”.

Prof. Bini, nessuno l’ha mai informata che molte transessuali MtF non sono assolutamente attratte da uomini, essendo lesbiche ?

Lei ritiene che una persona MtF desideri possedere una vagina solo per “il piacere mentale di contenere l’uomo che ama” ?
Inoltre, non abbiamo nemmeno il diritto di provare piacere con un orgasmo come qualsiasi altro essere umano, in una relazione con un uomo, con una donna o anche da sole.

E prima si domandava perché molte di noi si rivolgono all’estero.
Prof. Bini, si metta nei nostri panni e cerchi di comprendere almeno un po’ la nostra realtà.

Esperti di fama mondiale concordano nell’affermare che, al momento, le tecniche thailandesi di SRS per MtF del Dr. Suporn, del Dr. Kamol o del Dr. Preecha sono attualmente le migliori disponibili.

Il risultato è praticamente perfetto: il neoclitoride è completamente sensibile e in grado di provare orgasmi, la neovagina è perfettamente funzionale e l’aspetto è pressoché perfetto.

Molte delle loro pazienti, dopo un intervento di SRS per MtF, sono state sottoposte a controlli di vario tipo da parte di ginecologi.
Dopo un attento esame, questi ginecologi non hanno assolutamente compreso che avevano subito un intervento di SRS.


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Bisogna sicuramente tenere in considerazione l’età delle pazienti, la loro situazione esistenziale e, purtroppo, anche le possibilità economiche.
Prof. Bini, secondo lei è più importante avere un costo molto basso per una SRS, anche totalmente gratuito, ma perdere completamente la sensibilità e, di conseguenza, la possibilità di provare piacere ?

In Italia ci sono dei chirurghi esperti nell’applicazione delle moderne tecniche di SRS ?
E per quanto riguarda la FFS ?

Purtroppo, la risposta è no.
Per cui non deve affatto meravigliarsi se chi ha le possibilità economiche si reca all’estero.

Altro fatto importante: la GID è completamente indipendente da qualsiasi orientamento sessuale.
Una persona GID può avere qualsiasi orientamento sessuale.

Non sta confondendo la GID con l’omosessualità, vero ?
Sarebbe davvero terribile.

In passato, una confusione sistematica tra realtà così diverse ci ha causato enormi problemi.
Abbiamo già sofferto abbastanza a causa delle teorie di John Money.

È quindi giunto il momento di distinguere radicalmente queste due situazioni.
Le persone GID non vogliono essere confuse con la comunità gay.

[….]Per le donne l’intervento è assai più complicato, al punto che molte si fermano all’asportazione di ovaie e utero. Occorre infatti costruire di sana pianta il fallo modellando un lembo fascio-cutaneo dell’avambraccio.

Per le persone transessuali FtM, l’intero processo consiste in una mastectomia con tecnica periareolare, una lipoaspirazione, un’incisione a T o una incisione double size, e un’isterectomia se necessaria.

Inoltre, viene effettuata una SRS tramite tecniche di metoidioplastica (riposizionamento chirurgico in posizione esterna e frontale del clitoride, complementare alla creazione di un nuovo piccolo pene, erettile, orgasmico e completamente sensibile, della lunghezza di circa 8-10 cm). Il dottor Meltzer negli USA ha ottenuto ottimi risultati con questa tecnica, e anche il dottor Menard in Canada ha avuto risultati positivi.

Per le FtM, oggi tutto ciò che è diverso da queste tecniche è archeologia.
Per le MtF, tutto ciò che è diverso dalle tecniche tailandesi è altrettanto obsoleto.

[…]

Questi erano i passi più importanti dal punto di vista scientifico dell’intero articolo.
Che cosa possiamo aggiungere alla fine ?

Speriamo semplicemente che in un futuro prossimo anche in Italia sarà possibile usufruire di moderne tecniche di valutazione, trattamento e chirurgia per le persone GID.


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Oggi la GID non è più un argomento tabù.
Purtroppo, però, c’è ancora troppa ignoranza in giro.

Sicuramente tra i chirurghi e gli psicologi italiani.
Ma, sfortunatamente, anche in alcune transessuali italiane.

Ci sono infatti alcune TS che non si preoccupano minimamente delle argomentazioni scientifiche e che sono assolutamente disinteressate a ottenere rispetto come donne “normali”.

Una delle due donne transessuali intervistate in questo articolo ha infatti permesso che il prof. Bini si rivolgesse a lei al maschile.
Questo è un terribile mancanza di rispetto per tutte le donne transessuali del mondo.

E noi non vogliamo che le nostre battaglie contro la stigmatizzazione sociale e per il nostro rispetto come donne “normali” siano vanificate da comportamenti censurabili come questo.


Veronica